January 27, 2024

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Cosa è successo? - I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste - 27 gennaio 2024

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Cosa è successo? - I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste - 27 gennaio 2024
Cosa è successo
Cosa è successo? - I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste - 27 gennaio 2024

Jan 27 2024 | 00:20:26

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo UN PODCAST DI CONTRORADIO. I difficili risarcimenti alle vittime delle stragi naziste In questa puntata parleremo – in occasione della Giornata della Memoria – dei risarcimenti per i danni subiti dalle vittime dei crimini di guerra compiuti dai nazisti in Italia durante la guerra. Di quali storie stiamo parlando? E che esiti stanno avendo queste vicende? In questa puntata ascolteremo tre storie emblematiche con il commento dell’avvocata Vittoria Hayun che sta seguendo i familiari delle vittime. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il […]
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Episode Transcript

[00:00:06] Speaker A: Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. [00:00:16] Speaker B: In occasione di questa giornata della memoria parleremo dei risarcimenti per i danni subiti dalle vittime dei crimini di guerra compiuti dai nazisti in Italia durante la guerra. Con la legge 170 del novembre del 2003 è stato Prorogato fino allo scorso 31 dicembre, il termine per richiedere un risarcimento per i danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità compiuti dalle forze del Terzo Reich in combutta con i fascisti italiani tra il primo settembre del 39 e l'8 maggio del 45. che quindi non fosse riuscito a richiederlo entro il 28 giugno, primo termine stabilito, ha avuto ancora qualche settimana. Ora i giochi sono fatti, a meno di altre proroghe. Il risarcimento era stato istituito nel 2022, governo Draghi, convertito poi successivamente in legge nel contesto delle normative del PNRR e a monta a 61 milioni di euro. Sono Raffaele Palumbo e con questo podcast raccontiamo le vicende di chi sta cercando di accedere a questi risarcimento, raccontando le storie e gli hater che queste persone stanno vivendo. La prima storia che vi presentiamo è quella di Katia Poneti che con il fratello Sergio sono stati i primi in Toscana ad ottenere una sentenza di accoglimento. La storia che Katia ci racconta e lo fa da nipote è quella di Egidio Gimignani, boscaiolo e partigiano a San Donato in Poggio. [00:02:00] Speaker C: Il nostro nonno Egidio Gimignani è stato ucciso a San Donato in Poggio nel comune di Barberino Tavarnelle il 20 giugno del 1944 dalle truppe naziste. Il nonno era un partigiano e faceva parte della brigata Faliero Pucci che operava nella zona. Fu catturato dalle truppe naziste durante un rastrellamento nei dintorni del paese di San Donato e fu identificato come partigiano perché era armato e perché portava i segni distintivi della brigata. fu tenuto prigioniero nella pieve del paese, ripetutamente interrogato e ripetutamente torturato al fine di conoscere informazioni sulla brigata partigiana, sulla sua collocazione e al fine di operare un collegamento tra lui, tra la sua persona e il paese di San Donato Impoggio. L'intento delle truppe naziste era quello di stabilire una connessione tra l'armata partigiana e la popolazione del paese di San Donato al fine di operare una rappresaglia sulla popolazione civile. Il silenzio del nonno è stato dunque un motivo di salvezza per la popolazione del paese di San Donato. Il nonno ha pagato con la vita questa sua scelta, è stato ucciso in malo modo, è stato ucciso con ripetute pugnalate. e nostra madre aveva 11 anni al momento del caduto, era una bambina e ha portato sempre con sé il dolore di questa perdita. [00:03:49] Speaker B: Vittoria Iunne è avvocato e sta seguendo alcuni familiari che vogliono accedere al fondo e ci aiuterà a commentare le storie che vi stiamo presentando quest'oggi. [00:04:00] Speaker D: Nel caso di Egidio la nostra prima vittoria è quella che ci rende più fieri e contenti perché abbiamo ottenuto al novembre 23 una sentenza di accoglimento. è tuttavia stato appellato dall'Avvocatura dello Stato e questo per quanto sia un loro diritto ci fa anche un po' rabbia perché nelle motivazioni di appello viene esplicitamente detto che non dovevamo citare la Germania, Al di là del fatto che è la Germania che compie gli atti e di conseguenza mi risulta molto difficile da un punto di vista giuridico pensare di non citare la Germania, ma anche da un punto di vista umano. Io che subisco i fatti dalla Germania voglio accedere al fondo per avere quel minimo di giustizia che non è una sentenza penale, quindi non è propriamente giustizia, però c'è scritto nero su bianco che la Germania è condannata a dei crimini e non posso farlo contro la Germania, mi sfugge la logica e mi metto nei panni di chi vuole accedere al fondo e intraprende questo lungo percorso delle cause civili. [00:05:29] Speaker B: La seconda storia è la racconta Nandina Manfredi, nipote di Dino Manfredi. Stiamo parlando della strage di Forno, siamo in una frazione vicino Massa dove vennero uccise 60 persone, una strage gravissima e molto poco conosciuta, non interessata da nessun processo, un solo sopravvissuto rimasto in vita perché coperto dai corpi dei compagni uccisi. Era il 13 giugno del 1944. Nandina Manfredi ha usufruito della prorroga del 31 dicembre e ci racconta così la. [00:06:05] Speaker A: Storia di Dino Manfredi. [00:06:07] Speaker E: Era il 13 giugno del 1944, nel paese di Forno, sopra Massa Carrara, furono prelevati 72 giovani. Quel giorno fu celebrata una solenne carneficina. Erano le truppe del Maggiorrio. a porre a ferro e fuoco il paese, stanando i suoi abitanti che incolonnati furono portati dal paese di Forno in località Sant'Anna nei pressi di una chiesetta sul pendio del fiume Frigido. Mentre nel paese 20 persone che erano ragazzi di 19, 20 e 21 anni. [00:06:45] Speaker C: Feriti. [00:06:48] Speaker E: Finirono miseramente in un ruo guardente ancora dentro la caserma dei carabinieri. Fu l'inizio di una vera e propria hecatombe, perché sul ciglio del fiume i nazi fascisti consumavano uno dei più grandi e ferati crimini di guerra. Su quel ciglio è riuscito a salvarsi Franco del Zarto che fa proprio questo racconto, dice che venivano portati a gruppetti di otto persone sul ciglio della strada e alle loro spalle avevano 24 militi delle SS che erano disposti disposti su tre file da otto persone e sul ciglio della strada a forno questo plotone faceva questa esecuzione. e questo del Zarto si salvò perché riuscì a buttarsi in terra. Prima venne ferito ad una gamba, insomma prima di essere falciato perché ogni povero disgraziato aveva tre soldati alle sue spalle, racconta. Purtroppo in uno di questi gruppetti di otto persone c'era anche mio nonno Si chiamava Dino Manfredi e all'epoca aveva soltanto 19 anni e non sapeva che sarebbe diventato padre dopo pochi mesi di un bambino che nacque orfano, il mio babbo, che porta il nome del suo, Dino Manfredi. Aveva 19 anni. L'indomani questa carneficina, la sorella di Dino Manfredi, mio caro nonno, si recò. [00:08:48] Speaker A: In. [00:08:48] Speaker E: Quel posto, su quel luogo dove c'erano tutti questi corpi devastati, dilaniati poi dalle bombe a mano che tiravano sui corpi per non risparmiare nessuno. Perciò era una carneficina e questa zia santina riconobbe i piedi, le gambe, aveva i calzoncini corti. Il mio nonno riconobbe le gambe del fratello e lo tirò fuori, lo mise in fila in terra, cercò di pulirlo come meglio poteva perché poi di lì a poco sarebbero arrivati il babbo e la mamma. e fu una giornata, potete immaginarvi. [00:09:30] Speaker B: Sentiamo ancora Vittoria Ayoun sulla vicenda di Dino Manfredi e della nipote Nandina. [00:09:37] Speaker D: Il secondo caso è un caso che sta partendo adesso, è un caso che a me ha colpito molto perché tutta una serie di fatti. Innanzitutto è un caso di cui se ne ha parlato meno, a differenza di altri casi non mi risulta, poi può darsi che mi sfugga, ma non mi risultano processi penali nei primi anni 2000, quindi non è uno di quei casi del famoso armadio della vergogna. E' un caso che è avvenuto nei monti della nostra Toscana dove ci sono state tantissime vittime e scrivendo quell'atto, io devo dire la verità, il loro atto di citazione mi sono dovuta fermare diverse volte perché tra i documenti c'è la testimonianza di un sopravvissuto alla strage e questo è stato molto emotivamente molto forte quindi proprio da un lato umano non come avvocato mi ha particolarmente colpita ed è poco conosciuto nonostante ci siano state 60 vittime quindi comunque Insomma, siamo in quell'estate terribile del 44, dove via via che andavano, c'era la riterata dei tedeschi, provvedevano a sterminare incondizionatamente per cercare partigiani, per cercare qualcuno da vendicare, civili. [00:11:26] Speaker B: C'è poi la storia di Marzia Sarti che racconta la vicenda del nonno e dell'eccidio di Castagno di Andrea. Le vittime dell'eccidio del 13 aprile del 44 furono molto numerose. Qui c'è stato il processo penale al Tribunale Militare di Verona, 13 morti a Castagno di Andrea, in realtà 200 in tutta la zona di Falterona. Sentiamo Marzia Sarti. [00:11:51] Speaker F: La storia della mia famiglia, la famiglia Balli, è legata agli avvenimenti del 13 aprile del 44 di Castagno d'Andrea. In quella notte tragica, un gruppo di soldati tedeschi arrivò a Castagno d'Andrea in cerca di partigiani, perché si diceva che in quelle montagne si nascondessero dei partigiani. entrarono nel paese di notte, aprendo il fuoco su tutta la popolazione. Con una violenza inaudita saccheggiarono le case, le fecero saltare in aria. Furono uccise ben 13 persone. La più giovane era una ragazza di 18 anni. Mio nonno, Gino Balli, che all'epoca aveva. [00:12:29] Speaker A: 45 anni. [00:12:31] Speaker F: Viveva nel borgo della Castellina, lì vicino al cimitero di Castagno d'Andrea, come ogni mattina uscì di casa all'alba per governare il bestiame, come faceva sempre. Ma quella mattina fu diversa, incontrò un giovane, un giovane soldato tedesco che gli sparò in faccia così, sfigurandolo senza motivo, perché lui non era armato, lui stava soltanto facendo il suo lavoro. La moglie lo ritrovò soltanto due giorni dopo e fece pure fatica a riconoscerlo, tanto era sfigurato. Gino Balli lasciò così la moglie e quattro figli maschi e una figlia femmina. Il più grande aveva soltanto 11 anni, il più piccolo due anni, Pasquale. Era già una famiglia di contadini poveri, ma la loro vita è stata segnata ancora di più da questo evento. Vennero a mancare le uniche braccia lavorative. La moglie rimase così, sola, con cinque bocche da sfamare e di lì a poco anche lei morì. I bambini furono così costretti ad iniziare a lavorare senza frequentare la scuola, e il più piccolo fu dato in affidamento a degli zii. La violenza di quella notte e il dolore che ne seguirono sono rimasti per sempre impressi nella memoria di mia madre, che allora aveva solo otto anni, e dei suoi fratelli. E né io, né i miei cugini, ma neanche i nostri figli potremmo mai dimenticare l'orrore della guerra. Allora, come oggi? [00:13:58] Speaker D: Il terzo caso è Castagno d'Andrea e questo è un caso particolare. È un caso particolare perché c'è stato il processo penale al Tribunale Militare a Verona negli anni 2011 circa, quindi c'è una sentenza di condanna, lì abbiamo i nomi e cognomi di chi ha commesso i fatti ed è quindi molto particolare da questo punto di vista qua perché è difficile, ha richiesto ai magistrati un lavoro enorme, ai colleghi pure. Anche qui siamo sempre nella solita estate, sempre in un contesto dei tedeschi che scappano e vanno a cercare casa a casa nelle campagne e nelle montagne, via perché Castagno insomma vi assicuro che la strada è lunga e molto tortuosa a arrivarci, vanno a cercare i partigiani e ho informazioni e questo è sufficiente e abbiamo casi di intere famiglie sterminate. Senza reali motivazioni. [00:15:26] Speaker A: E dopo aver sentito tre storie esemplari chiudiamo con due brevi riflessioni dell'Avvocata Vittoria Iune che ci ha guidato in questo viaggio. La prima riguarda come mai l'Avvocatura dello Stato in qualche modo si sta mettendo per traverso, diremmo gergalmente, a questo processo di risarcimento pur nella legittimità naturalmente. A questa domanda stanno provando a rispondere molti Avvocati che per fortuna si sono dati un coordinamento per cercare di risolvere molte delle questioni, tra cui quelle che abbiamo raccontato anche oggi, che proprio per l'Avvocatura dello Stato restano sospese. [00:16:08] Speaker D: E questo è il lato bello forse di questa storia, che come Avvocati non stiamo lavorando ognuno pensando al suo articello, ma ci confrontiamo molto, c'è un lavoro di squadra, e ora è un lavoro di squadra che non è limitato a Firenze o alla Toscana, ma ci sentiamo con colleghi da tutta Italia. Facendo un confronto, confrontando i nostri atti, i vari appelli o atti di citazione, ci siamo resi conto che il comportamento dell'avvocatura dello Stato è abbastanza costante da nord a sud. E c'è quasi sempre la prescrizione dei fatti, la giurisdizione dove in realtà ci sono sentenze, tra l'altro che vengono dal Tribunale di Firenze, non sto a specificare tutti i passaggi però, dove non ci si dovrebbe più tornare su. E quindi è interessante vedere che il comportamento dell'avvocatura dello Stato è abbastanza univoco. Questo cosa vuol dire? Che non è che a me mi eccipisce la legittimazione passiva, quindi il fatto che la Germania non debba stare in giudizio un avvocato, un collega che ritiene di avere questo orientamento. ma probabilmente al collega ha delle indicazioni o comunque sia c'è un coordinamento quantomeno tra i colleghi interni alla votatura dello Stato dove hanno deciso di intraprendere, di eccepire la prescrizione, la giurispriezione e la legittimazione passiva a seconda. [00:17:58] Speaker A: L'ultima riflessione che abbiamo chiesto all'avvocata Vittoria Iunne riguarda l'aspetto squisitamente umano. Le stragi in cui si è imbattuta molto spesso hanno riguardato uomini e hanno lasciato donne e bambini a cavarsela, a sopravvivere da soli. [00:18:14] Speaker D: Ecco sì, io devo dire che prima di seguire tutti questi casi anche io, nonostante abbia magari episodi in famiglia, però non mi ero mai soffermata a immedesimarmi e immaginarmi quei mesi, oltre che gli anni, ma anche proprio quei mesi che vanno tra l'aprile e l'agosto del 44 sono stati proprio quelli terribili. e parlando con alcuni che sono anche sopravvissuti, che oggi hanno 89, 90, 95 anni, ci sono delle famiglie dove rimane magari la mamma e la figlia, dove la figlia assistito alla morte del padre, e in qualche modo devono sopravvivere. Al di là del trauma della morte del babbo, della mamma, perché ci sono anche dei casi rari ma in cui sono state uccise le donne, se il padre faceva il contadino e portava lui da mangiare e la mamma doveva badare i figli, ci si trova poi di fronte a casi dove mamma e figli devono campare. figli che sono finiti in orfanotrofio perché magari hanno perso entrambi i genitori perché magari i bombardamenti in seguito piuttosto che altri episodi quindi diciamo che spesso almeno io per prima mi fermavo a dire o mamma terribile c'è stato l'eccidio ma non andavo oltre mi sono resa conto che bisogna andare oltre non ci si ferma all'eccidio e non ci si ferma al momento della guerra perché poi dopo Cioè è tutto da riprendersi e ricostruire. [00:20:18] Speaker A: Cosa è successo? Storie.

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