April 13, 2024

00:23:22

Che cosa e' successo? Un mare di porti lontani. A casa nostra - 13 aprile 2024

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Che cosa e' successo?  Un mare di porti lontani. A casa nostra - 13 aprile 2024
Cosa è successo
Che cosa e' successo? Un mare di porti lontani. A casa nostra - 13 aprile 2024

Apr 13 2024 | 00:23:22

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo UN PODCAST DI CONTRORADIO. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. In questa puntata: UN MARE DI PORTI LONTANI. A CASA NOSTRA. A partire dal documentario di Marco Daffra “Un mare di porti lontani” in questi giorni in presentazione in Italia, una riflessione sulle navi spedite il più lontano possibile dai porti di primo approdo per scoraggiare migranti […]
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[00:00:04] Speaker A: Cosa è successo? [00:00:05] Speaker B: Storie e voci per capire quello che accade. Idea geniale, soluzione trovata. Per fingere che non c'è più un'emergenza a Lampedusa, solo in Italia le emergenze durano 30 anni, e per scoraggiare migranti e soccorritori è da più di un anno che i migranti salvati dalle varie Ong che pattugliano il Mediterraneo vengono fatti sbarcare in porti lontani, non in Sicilia ma ad esempio nel caso toscano a Livorno o a Carrara, ore e giorni di navigazioni aggiuntive Sofferenze prolungate dopo il viaggio della morte sul barcone, donne che partoriscono a bordo, gente torturata, violentata e bruciata dalla nafta, che così, per questa trovata geniale, devono soffrire un po' di più, cosa non si farebbe per venire in Europa. Ora sì che finalmente persone che partono animate da una tale disperazione dall'essere disponibili a morire in mare, o peggio, a veder morire i propri figli, decideranno di restarsene a casa. Ora sì che persone che hanno votato la propria vita a fare i soccorritori volontari per salvare dei naufraghi da morte certa, custodendo la loro e la nostra umanità, decideranno di occuparsi di Ippica e di feste sull'Aia. Idea geniale, soluzione trovata. [00:01:43] Speaker C: Il mio nome è Christian, la mia mansione è quella di marinaio. Arrivati a Carrara eravamo contenti perché era il giorno in cui sbarcavamo la gente. Stavamo festeggiando quando è arrivata la notizia del fermo amministrativo e della multa. È stato triste perché non potevamo ripartire. [00:02:06] Speaker B: Mi chiamo Raffaele Palumbo e questo è il podcast di Controllo Radio Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade, che prende spunto per questa puntata dal documentario di Marco D'Affra, un mare di porti lontani, a casa nostra abbiamo aggiunto noi, che sta girando l'Italia in questi giorni, proprio mentre anche in Toscana accade che il ministro dell'interno, Piantedosi, intervenga per mettere queste navi in fermo amministrativo davanti al porto. in questo caso Marina di Carrara, giorni e giorni fermi aspettando l'inevitabile sbarco, perché ancora non siamo arrivati al prenderli e buttarli a mare, sbarco che arriverà solo dopo tanta gratuita sofferenza aggiuntiva. In questa puntata i nostri ospiti intrecceranno le loro voci con alcuni audio tratti dal documentario di Marco D'Affra, Un mare di porti lontani, da cui partiamo per raccontare questa storia. [00:03:00] Speaker D: L'anno scorso, a marzo, quando ci fu la tragedia di Cutro, poco dopo venne fatto questo decreto Cutro e io sono rimasto allevito perché serviva tutto l'opposto di questo decreto e quindi mi sono, sfruttando quelle che sono le mie capacità, sono andato a Livorno a Carrara a fare le prime interviste alle navi ONG che avevano subito la punizione di andare nei porti lontani, quindi 4-5 giorni in più di viaggio Da lì è iniziato, ho buttato giù il soggetto, poi tutta la sceneggiatura e questo è un intero anno di lavoro. Sono stato con l'Open Arms da Carrara fino a Siracusa, poi sono andato a Lampedusa, un mesetto a Lampedusa, sempre varie interviste. L'esperienza più bella è stata con i piloti volontari, perché lì siamo in quattro, con i binocoli e con le coordinate, te vedi un puntino in lontananza e devi segnalare agli altri se perdi il puntino stai male perché potenzialmente sono dei naufraghi e muoiono per colpa tua se invece riesci a tenere l'aereo vira e si salvano, almeno si segnalano e salviamo vite umane io questo l'ho fatto solo per 4 ore e mezzo, pensa a questi volontari che lo fanno 6-8 ore al giorno tutti i giorni L'operazione che io ho fatto è proprio di andare dall'altra parte della barricata e far parlare loro, loro sono i protagonisti. Nelle interviste sono volontari, infermieri, marinai, un po' di tutto quello che sono questi operatori. E ho fatto parlare loro in prima persona. Sentiamo dalle loro voci come si vive tutta questa vicenda e quale sono le verità che, ahimè, vengono completamente manomesse e si vive di propaganda falsa, completamente falsa da troppi anni. Vivi in un altro mondo. Anch'io, nonostante la mia sensibilità verso questi temi, non mi rendevo conto nemmeno io di quanto fosse importante il lavoro dei volontari. Essenziale, indispensabile. E poi l'amore con il quale viene fatto, la dedizione. Spendo una parola anche per la Guardia Costiera e la Guardia Finanza. Il 93% dei salvataggi lo fanno loro, le navi nocisse solo il 7%. Quindi abbiamo una montagna di persone meravigliose che fanno il loro lavoro in modo strepitoso. Ahimè, il governo nega tutto questo. [00:05:26] Speaker E: Mi chiamo Olaya, vengo da Coruña, nel nord della Spagna. Sono il primo ufficiale della Open Arms. Questa sarà la mia prima missione, quindi sono particolarmente tesa ed emozionata. Proverò sulla mia pelle la grande emozione di essere lì. Il mio sogno è che non ci siano più persone che approfittino della situazione di vulnerabilità dell'altra metà del mondo e questa necessità di emigrare smetta di esistere. Tutti dovremmo essere liberi di muoverci nel mondo, non come merce, ma come esseri umani. [00:06:03] Speaker A: Sono Monsignor Giancarlo Perego, arcivesco di Ferrara Comac e presidente della Fondazione Migrantes della CEI. È una situazione drammatica, soprattutto perché le migrazioni stanno crescendo in maniera impressionante. Siamo arrivati a 300 milioni di persone che nel mondo si spostano e di questi 110 milioni si spostano a causa di guerre, le 36 guerre in atto e di cambiamenti climatici per lo sfruttamento e le vittime di tratta, oltre che per la miseria. Quindi nei prossimi anni ci sarà una pressione migratoria certamente molto più forte. Questa pressione migratoria però non sta venendo in Europa, sta segnando soprattutto l'Africa, l'Asia, l'America Latina. In questo senso l'Europa purtroppo si sta chiudendo su dei numeri che sono assolutamente irrisori. Numeri che tra l'altro sono importanti per rigenerare questo continente, che è un continente di anziani, vecchio, dove la denatalità è un dato fondamentale. E questo ragionamento vale molto di più per l'Italia, dove la denatalità cresce e dove manca la manodopera. Ne è prova il fatto che l'ultimo clic del decreto Flussi che vedeva 89.000 persone come stagionali in agricoltura e in turismo ha visto 330.000 richieste da parte dei datori di lavoro. Non siamo più in grado come Paese di gestire la nostra agricoltura, la nostra economia e al tempo stesso ci chiudiamo ad altre persone, ad altre risorse che sono importanti per rigenerare il nostro Paese. Negli ultimi anni poi la legislazione si è chiusa ancora di più al discorso dei migranti e dei rifugiati. Basta vedere il decreto Cutro, come va in questa direzione, e anche tutti i decreti precedenti contro le ONG che impediscono anche il salvataggio in mare. di una percentuale di persone che è minima rispetto al numero di persone che vengono salvate dalla Guardia Costiera. L'articolo 2 della Costituzione parla di solidarietà che è un principio fondamentale insieme al lavoro su cui è fondata il nostro Paese. In questo contesto manca la solidarietà. ma manca anche la sosediarietà, cioè la valorizzazione della parte della società civile, privati e associazioni, come chiede l'articolo 118 della Costituzione, e che possano operare per salvare persone e per sostenere persone che fanno un viaggio per la propria salvezza e per la propria vita. Non dimentichiamo che 50.000 sono i morti. negli ultimi trent'anni nei mari, negli ultimi dieci anni trentamila e quest'anno sono già cento in più rispetto allo scorso anno che sono stati mille in più i morti in mare. Quindi occorre uno scatto di umanità ma anche uno scatto di democrazia. Non c'è democrazia quando si fa morire la gente. Purtroppo non c'è la capacità di uno sguardo in avanti nel leggere un fenomeno che effettivamente segnerà profondamente la nostra storia, oltre che la nostra vita. Quindi è importante che si superi una visione ideologica di contrapposizione ideologica per guardare la realtà. Noi sono 33 anni che pubblichiamo il rapporto immigrazione. dove il dato reale è un dato importante, così come sono sette anni che pubblichiamo il rapporto sull'asilo e 17 anni il rapporto sugli italiani nel mondo. Oggi sono due gli aspetti drammatici del nostro paese. Da una parte i migranti non arrivano più, centomila in dieci anni. dall'altra gli italiani che vanno all'estero in dieci anni sono stati un milione e mezzo. Il vero aspetto drammatico è questo, che l'Italia non è più un paese attrattivo per i nostri giovani che se ne vanno all'estero e per i giovani di altri paesi che scelgono altri paesi. Il nostro paese non può vivere senza giovani. [00:10:37] Speaker F: Molti lampedusani sono stanchi dell'attenzione mediatica che non porta nulla di buono all'economia dell'isola. E non ne possono più di venire fotografati dai giornalisti come fossero animali dentro uno zoo. A settembre 2023, in una settimana, sono arrivati oltre 13.000 migranti, con un picco di 7.000 in un solo giorno. La disorganizzazione delle strutture governative era totale. I lampedusani si sono rimboccati le maniche e tutti hanno preparato generosamente cibo e vestiti, imbastendo tavolate lungo le strade. [00:11:17] Speaker D: In Londra c'è l'Ampelusa, c'è gli elicotteri, c'è l'aereo, ci sono dei gommoni che svolgono l'attività, che sono stati investiti per svolgere questa attività. [00:11:32] Speaker G: Sono Valentina Brinis, lavoro per Open Arms. Nel mio caso significa essere all'interno di un team di lavoro, di professionisti che svolgono un ruolo molto importante in questo momento storico che è quello del soccorso in mare nell'area del Mediterraneo centrale. Io in particolare mi occupo delle relazioni esterne per conto di questa organizzazione che è nata 8 anni fa e che sta portando avanti appunto missioni molto complesse in luoghi del mondo in cui c'è bisogno di trarre in salvo delle persone. Sì, è sicuramente un lavoro pieno di ostacoli, però bisogna ricordarsi che il lavoro umanitario è appunto un lavoro di supporto a delle popolazioni che vivono dei momenti di difficoltà e quindi non dovrebbe essere così tanto ostacolato, ma dovrebbe in qualche modo essere supportato soprattutto da chi ne ha la possibilità e ne ha facoltà, quindi per esempio alcuni governi. [00:12:35] Speaker B: Com'è stato questi anni sentirvi criminalizzati? [00:12:38] Speaker G: Al di là di come ci si sente a essere attaccati nel momento in cui si pensa di svolgere un lavoro che garantisce poi dei diritti umani fondamentali, al di là di questo noi crediamo che sia una grande occasione persa la criminalizzazione perché gli operatori umanitari poi operano in luoghi in cui tante volte non ci sono altri osservatori se non noi. E quindi il fatto di considerarci come dei nemici, di criminalizzarci, fa sì che si perda anche la possibilità di avere degli interlocutori chiave e anche delle persone che vorrebbero collaborare per creare delle condizioni di vita migliori ad altre popolazioni. Questo dovrebbe essere l'obiettivo comune, quindi sicuramente la criminalizzazione è un'occasione persa per salvare vite. Quello che a noi a volte fa orrore, nel vero senso della parola, è il fatto che i temi così importanti non vengano trattati per quello che sono, ovvero dei fenomeni sociali di cui bisogna occuparsi, ma vengano trattati come degli argomenti di dibattito che creano poi una polarizzazione che anche in questo caso non è utile a nessuno e tantomeno a chi si trova a percorrere delle rotte migratorie, che quindi non trova ormai da anni delle condizioni di sicurezza, non trova delle situazioni alternative, non trova delle soluzioni alternative, proprio perché di fatto quello dell'immigrazione è un argomento di cui si parla tantissimo, ma su cui si fa sempre pochissimo. [00:14:37] Speaker H: Mi chiamo Pietro e a bordo della NADIR il mio ruolo è quello di coordinatore della comunicazione. Sia parlo con le autorità che con le persone che eventualmente assistiamo oppure prendiamo a bordo. L'altra notte abbiamo trovato un'imbarcazione con 22 persone alle 2 di notte circa. Un'imbarcazione che non era adatta a prendere a bordo 22 persone. Abbiamo distribuito due subetti di salvataggio, acqua, fatto un'analisi medica, abbiamo dato dei cracker. Tra l'altro le persone erano in mare da un po' oltre due giorni. venivano dalla Libia e avevano necessità di noi in qualsiasi tipologia, dalla psicologica alla fisica a persone che avevano la scabbia erano esauste e avevano il mal di mare c'è stato un momento in cui le condizioni meteo marine sono peggiorate e avevamo onde fino a un metro e abbiamo deciso di prendere persone a bordo perché il rischio per queste persone era troppo grande quindi ci siamo diretti verso Lampedusa una volta che siamo arrivati quasi a ridosso dell'isola ci è stato comunicato che il porto sicuro dove sbarcare le persone non sarebbe stato Lampeduga ma volevano mandarci a Porto Imperio che è in Sicilia questo aggiungeva 120 miglia di navigazione per le 22 persone che avevamo a bordo che già stavano in mare da due giorni che avevano bisogno di un assessment medico e un follow up medico adeguato insomma era tutta una situazione assurda a cui purtroppo siamo abbastanza abituati perché viviamo in questo mondo in cui le navi che fanno ricerche e soccorse mediterraneo centrale vengono inviate lontanissimo e non nel primo porto sicuro di sbarco. Non siamo un ospedale, non abbiamo le capacità tecniche di spazi per accogliere queste persone in maniera sufficiente. [00:16:32] Speaker B: E alla prima Fiorentina per la presentazione del documentario di Marco D'Affra, un mare di porti lontani, è intervenuto anche l'ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. [00:16:42] Speaker I: Io credo che ci sia questa attenzione da rivitalizzare su tanti temi, a cominciare da quello dell'attenzione a chi attraversa il mare. come migrante, come profugo, e una delle tante guerre che sono accese sulla faccia della terra sono alimentate anche dalle armi che noi, inteso come occidente ma anche oriente perché dentro ci sono la Cina e la Russia, i paesi emersi del mondo continuano a vendere a quelli che emersi ancora non sono e a svilupparli nella rete dell'ingiustizia più grande che è la guerra, da quale discendono le altre. Le suguaglianze nutrono le guerre e le guerre producono le suguaglianze più grandi e i dolori e le sofferenze più grandi. [00:17:26] Speaker B: Lasciamo il tema, veniamo su questi temi. Lei non vede la politica in clamoroso ritardo sul tema delle emigrazioni? [00:17:36] Speaker I: Per questo lo dico da anni. Io aspetto con ansia il giorno in cui anche nel nostro paese saranno capaci i leader politici di porre il problema di come governare i fenomeni migratori, perché i fenomeni migratori sono parte essenziale della vita dell'umanità e sono anche una grande opportunità. Quello che si può fare per amore si può fare anche per convenienza. Cioè può convenire al nostro pezzo di mondo di organizzare un'accoglienza degna e decente per valorizzare le energie umane che arrivano attraverso i propri flussi migratori, che sono una ricchezza, perché gli uomini e le donne sono una ricchezza dei paesi, dei sistemi complessi e anche di quelli Lei. [00:18:19] Speaker B: È stato uno dei pochissimi a generare un racconto diverso del tema, che è la cosa di cui abbiamo più bisogno. Noi pensiamo di essere invasi, non sappiamo che le migrazioni riguardano altri continenti. [00:18:33] Speaker I: Soprattutto molti pensano che l'invasione venga via mare. Non ci si rende conto che il grosso degli arrivi sono via terra, via aereo, attraverso canali meno drammatici di quelli che abbiamo appaltato con le nostre leggi ingiuste ai trafficanti di esseri umani. Perché io trovo anche veramente folle, scentrata e ingiusta la questione di porre sul banco degli imputati le persone che salvano gli uomini e le donne, i bambini in mare quando ad aver appaltato ai trafficanti di essere umani, ai banditi, sono le norme che hanno inabissato tutte le strade di movimento regolare per quelli che hanno diritto di muoversi oppure non si capisce perché quelli che emigrano, hanno la pelle bianca, vengono da alcuni paesi, anche ambrata o gialla, come si diceva una volta, perché vengono dai paesi del nord del mondo, quelli emersi, possono viaggiare sicuri. Quelli che hanno la pelle più scura e vengono dai sud del mondo, quelli non hanno diritto a strade sicure per le norme che abbiamo congegnato, questo è un enorme folli, proprio per questo motivo. [00:19:39] Speaker B: Ce ne accorgeremo quando sarà troppo tardi e quando scopriremo che l'Italia smette di essere un paese attrattivo, che il numero di italiani che va via dell'Italia è di gran lunga superiore a quello che arriva in Italia e rimarremo col cerino in mano, secondo me. [00:19:55] Speaker I: No, io mi sto battendo con altri, per fortuna non da solo, perché non sia troppo tardi, perché non ce ne accorgiamo troppo tardi. C'è un ritardo, come abbiamo detto al principio di questa riflessione, ma è un ritardo che può essere colmato e dobbiamo farlo alla sveglia. Altri sistemi paesi lo stanno facendo, lo hanno fatto. e usano per testa con sistemi anche non tutti magari per me apprezzabili fino in fondo però esistono queste stelle. Penso alla Germania che non da meno a cittadinanza piena ma a uno statuto per gli stranieri residenti di assoluta civiltà. Si garantisce un tetto, l'apprendimento della lingua quando già non la si conosce, la capacità di testare il valore delle persone senza buttarle via. Quindi credo che questa sia una strada praticabile. Ripeto, oltre che a farla per rispetto degli esseri umani, bisognerebbe farla anche con la consapevolezza dei problemi che avrà il nostro sistema per povertà di energia umana e per gli italiani che se ne vanno. o per i nuovi italiani ai quali non diamo la cittadinanza per anni e anni e che appena hanno il passaporto vanno a lavorare altrove. Si possono formare generazioni per regalarle altrove, nella libertà delle persone naturalmente, ma anche nella costruzione che avviene da questa ingiustizia che ha qualcosa di intergenerazionale, che capovolge la cultura italiana che invece è quella dell'alleanza tra le generazioni. [00:21:25] Speaker G: Sottotitoli e revisione a cura di QTSS. [00:21:33] Speaker B: A Dakar un senegalese dice ad un altro che si fa si parte per l'Europa e l'altro pigramente mentre sorseggia a un morito gli dice ma no dai si sta così bene qui nonostante la desertificazione dovuta alla crisi climatica nonostante l'aver venduto le nostre coste il nostro pesce alla Cina l'aver perso il lavoro non abbiamo speranze ma qui siamo veramente come dei pascià E poi dice, vuoi mettere il viaggio? Una fatica, una disorganizzazione. Non so, gli risponde l'altro. Certo, vai da Dakar ad Agadez su un vecchio furgone arrugginito, poi ti pigliano tutti i soldi che hai messo insieme e invece di portarti sulla costa ti lasciano sul limitare del deserto libico che devi fare a piedi su un sentiero delimitato dalle ossa umane, poi fatti un paio d'anni in un lager libico tra torture e seccature varie e poi magari muori pure in mare. Però, non lo so, io voglio partire anche a costo di morire. L'unica cosa che mi blocca è questo ministro italiano, che mi sembra che si chiami Piantadosi o Piantedosi, una cosa del genere, che ci farà sbarcare a Carrara. Lo vedi che ti sto dicendo? ribatte l'amico, è uno sbatti esagerato, restiamocene qui. Tanto, dopo averci depredato di tutto, ci aiuteranno a casa nostra, no? [00:23:11] Speaker A: Cosa è successo? [00:23:12] Speaker C: Storie e voci per capire quello che accade.

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