April 06, 2024

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Che cosa e' successo? Viaggio nel manifatturiero: tra crisi e cambio di sistema - 6 aprile 2024

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Che cosa e' successo? Viaggio nel manifatturiero: tra crisi e cambio di sistema - 6 aprile 2024
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Che cosa e' successo? Viaggio nel manifatturiero: tra crisi e cambio di sistema - 6 aprile 2024

Apr 06 2024 | 00:24:16

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo UN PODCAST DI CONTRORADIO. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. In questa puntata. Viaggio nel manifatturiero: tra crisi e cambio di sistema. L’allarme è stato lanciato all’inizio dell’anno: il manifatturiero del distretto fiorentino è in crisi. In questo Podcast cerchiamo di raccontare le ragioni di questa crisi, ma soprattutto come sta cambiando il mondo della manifattura, con un […]
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[00:00:04] Speaker A: Cosa è successo? [00:00:05] Speaker B: Storie e voci per capire quello che accade. [00:00:16] Speaker A: È un momento complicato, ma noi dobbiamo immaginare che le politiche industriali debbano essere finalizzate a salvaguardare il lavoro di qualità di questo distretto. [00:00:25] Speaker C: In questo distretto, in questa regione, parlando in particolare di pelletteria, vuol dire sempre di più prodotti con altissimo contenuto qualitativo. [00:00:35] Speaker D: C'è che le aziende dopo il Covid hanno voluto un pochino spingere i gas forse troppo, no? Tant'è che i risultati, insomma, dei magazzini sono abbastanza noti a tutti. [00:00:51] Speaker B: L'allarme era già stato lanciato mesi fa, all'inizio dell'anno. Il comparto moda toscano sta sperimentando una congiuntura sfavorevole. Calo di produzione, calo di esportazione, calo della domanda di lavoro. In crescita le ore di cassa integrazione. Allora stiamo cercando con questo podcast di capire qualcosa di più sulla crisi della manifattura e abbiamo fatto un focus sulla pelletteria a Scandici. Mi chiamo Raffaele Palumbo e questo è il podcast di Controllo Radio. Cosa è successo? Il nostro viaggio del manufatturiero tra crisi e cambio di sistema. Sicuramente crisi, crisi di difficile interpretazione. Da una parte sicuramente un controrimbalzo dopo il covid, una cosa quasi fisiologica. Dopo l'ubriacatura dovuta alla fine della pandemia adesso si paga il conto. E poi c'è la Cina naturalmente. In Cina dove c'era un grande mercato in crescita una Cina di difficilissima interpretazione, bene, ora stanno smettendo di comprare i nostri prodotti di lusso. Per non parlare della questione instabilità, la guerra tra la Russia e l'Ucraina, la situazione in Medio Oriente, l'inflazione che sta falcidiando la classe media, stiamo parlando del futuro del mercato del lusso e del futuro della manifattura in alcuni distretti come quello di Scandice che dovrà completamente ripensarsi e riorganizzarsi. Adesso è finita la questione del lusso accessibile, le grandi grief stanno per chiudere tutti gli outlet, adesso chi vuole comprare un prodotto di una grande maison di moda torna a pagarlo come un tempo e finisce quella competizione, quel conflitto tra il lusso accessibile e quello non accessibile. Tutti si specializzano adesso sui livelli più alti. Il lusso era diventato troppo pop. Il combinato disposto di questi fattori costringe il mercato del lusso a riposizionarsi in maniera drastica. E allora partiamo con il nostro viaggio e partiamo con la prima testimonianza, che è quella di Maurizio Delvecchia, presidente della Delvecchia S.P.A., è entrato a far parte dell'azienda nel 1985, azienda fondata nel 1946 e che ha sempre customizzato, personalizzato le macchine per cuscire, azienda leader in Italia e nota nel mondo. Maurizio Delvecchia è anche il presidente di MITA, la scuola di alta formazione che appunto forma i pellettieri di domani. Sentiamo Delvecchia che cosa ci ha raccontato a proposito della crisi della manifattura e del settore della pelletteria a Scandicci. [00:04:02] Speaker D: Eh ma insomma eh secondo me c'è un mix di componenti sicuramente è una roba ciclica io sono dall'ottantacinque che sono qua in eh nel settore della pelletteria della moda in generale del lusso e insomma tre o quattro di queste di questi picchi in giù ci sono stati questo uno di quello anche dopo il covid insomma c'è stato un po' un boom forzato c'è stata una forzatura secondo il mio punto di vista. C'è che le aziende dopo il covid hanno voluto un pochino spingere il gas, forse troppo, no? Tant'è che i risultati, insomma, dei magazzini sono abbastanza noti a tutti, che sono un po' magazzini pieni. Quindi poi si è unito anche il fatto di questo cambiamento epocale di strutture, no? Questa poca elasticità nella produttività. Prima si lavorava con i terzisti, oggi sono queste grosse strutture e mandano avanti tutte queste ambaradanne hanno bisogno di benzina. Vi è stata un po' troppo benzina, diciamo, negli anni passati, nei due anni prima. [00:05:00] Speaker B: Questo non vi porta in qualche modo a riportare invece il tema ad una prossimità, diciamo così, per far uscire poi dalla crisi anche tutta una filiera di soggetti più piccoli che però fanno il territorio e che hanno contribuito al vostro lavoro. [00:05:18] Speaker D: Sicuramente, il problema è che i soggetti più piccoli praticamente sono quasi spariti. sono state assorbite da queste grosse strutture c'è stato proprio questo cambiamento ma questo è iniziato prima del covid eh il cambiamento insomma le le aziende piccole quelle che davano un po' la linfa a tutto il settore sono praticamente state assorbite quindi questo è stato un passaggio quasi non si può nemmeno tornare indietro insomma. Presumo che non si possa nemmeno tornare indietro. Secondo me bisogna adattarsi a questa nuova struttura che le che le grandi maison ci hanno un. [00:05:52] Speaker B: Possiamo dire che il mercato del lusso sta cambiando in qualche modo? Cioè il lusso vuole tornare a fare il lusso vero, a non avere più outlet o cose accessibili? [00:06:04] Speaker D: Sì anche questo è un tema da prendere in considerazione sicuramente anche perché diciamo che i L'outlet era nato per una ragione, quindi resti di magazzino eccetera eccetera. Poi dopo è diventato un business, ma questo dieci anni prima. Il cambiamento sì, si può dire, come hai detto te, è venuto ma diversi anni fa, non ora. Il cambiamento è partito un minimo 6-7 anni fa, un paio d'anni prima del Covid. Il vero cambiamento. Il tema ufficiale, se mi si può concedere il termine, delle grandi maison era un pochino più di controllo, un po' più di sicurezza sulla qualità, non facendo roba internamente, un po' più standard, più qualitativa e più controllata. per quanto riguarda tutto il tema del parallelo, del falso eccetera eccetera. Questo è stato però è anche vero che insomma forse noi nel nostro territorio non siamo abituati ad avere queste strutture così grandi e gestire insomma questa azienda da 700-800 persone contro le 10, le 20 eccetera prima. [00:07:12] Speaker B: Lasciando Scandicci siamo andati anche in Borgo dei Greci, in pieno centro a Firenze, vicino Santa Croce, per parlare con il segretario della CGL di Firenze. [00:07:22] Speaker A: Bernardo Marasco, segretario generale CGL di Firenze. Noi abbiamo una filiera fatta di grandi aziende e di aziende che lavorano per loro in conto terzi. Noi bisogna fare in modo che questa crisi non preveda la perdita di questa ricchezza della filiera. Come si fa in termini di politica industriale a affrontare un calo di volumi in un contesto come quello di filiera? Intanto si chiede alle capofila, alle griffe, alle capofila, chiamale come ti pare, alcune cose chiare. Si chiede intanto di concentrare eventuali volumi che avevano all'estero in questa prossimità. Questa è la prima cosa. Due, di evitare troppi passaggi tra fornitori e subfornitori. Nella pelle bastano due passaggi, prima fascia e seconda fascia. Tutto ciò che è oltre vuol dire che intanto rischi di andare su una condizione grigia o nera, di lavoro irregolare inaccettabile e soprattutto devi compattare le filiere. Terzo tema, lotta a alzo zero contro l'illegalità. Non possono saltare aziende perché non riusciamo a gestire i volumi, ma bisogna però essere rimuovibili con le aziende che fanno una competizione al ribasso. Quindi, deve essere un'occasione per fare pulizia delle filiere. Questa è una cosa che deve essere richiesta con chiarezza alle GRIF. Poi c'è come il contesto industriale gestisce il calo dei volumi. E qui c'è bisogno anche di strumenti pubblici. Perché, primo tema, le GRIF devono riuscire a, pur avendo meno volumi, a distribuirle in maniera tale che non ci sia qualcuno che ce ne fa le spesse. E quindi, se loro concentrano tutti i volumi dentro di loro, per far girare le loro linee produttive, ammazzano il fuori, fanno un disastro. Meglio utilizzare la cassa integrazione anche nelle realtà più grandi e distribuire il lavoro a quelli sotto. Perché bisogna che la macchina continui a girare. Noi non possiamo arrivare alla fine della crisi che abbiamo ucciso una serie di aziende piccole perché veniva più comodo così. Noi dobbiamo mantenere la qualità del distretto. Ripeto, filiere magari più compatte, più legali, magari dimensioni di impresta leggermente più grande, ma però rimane una struttura diffusa sul territorio e non centrata solo sulle grandi griffe. Quindi c'è bisogno di un supporto secondo me in termini di bancabilità di queste aziende più piccole, perché è chiaro che queste aziende che lavorano tendenzialmente su anticipo ordini, se gli ridusci i volumi, anche se li ridistribuisci, rischiano di avere un problema finanziario e quindi c'è un tema di supporto finanziario alle aziende che stanno affrontando questo passaggio e c'è un tema di rifinanziamento invece questo proprio pubblico degli ammortizzatori sociali perché chi è industriale ha forse la cassa integrazione può gestire questo passaggio con la cassa integrazione del 2024 ma le realtà artigiane rischiano in alcuni casi o di essere sprovvisti gli ammortizzatori sociali o di consumarli di qui a. [00:10:06] Speaker B: Breve Sempre a Scandicci siamo andati a trovare l'AD di Idea Partners, l'azienda fondata nel 2008 con sede appunto a Scandicci che si occupa di sviluppo del prodotto, ingegneria e produzione di pelletteria e scarpe di lusso. Stiamo parlando di un'azienda che fa parte del pattern group e che ha ad oggi un totale di 240 dipendenti e 10.000 metri quadrati distribuiti su tre siti in Toscana e una produzione di 250.000 unità. Un'azienda che sviluppa più di mille nuovi progetti all'anno. Stiamo parlando di uno dei maggiori produttori e partner dei marchi top luxury del settore. Claudio De Lunas è l'amministratore delegato di Idea Partners. [00:10:51] Speaker C: Fotografiamo con una velocità di cambiamenti infinitamente superiore. Tutto quello che prima avveniva in periodi di lustri o decenni, adesso avviene in periodi di anni simboli. e quindi leggere le situazioni esattamente nel day by day quotidiano che poi è fatto di un lavoro comunque pesante, parliamo di pelletteria in questo caso, un lavoro manuale, un lavoro fatto di tantissime sottofasi differenti fra di loro e condensare all'interno della stessa organizzazione tipicamente italiana, piccola quindi, la capacità di quotidiano, di organizzazione che diventa sempre più industriale a un livello magari organizzativo superiore e lettura della situazione che presuppone tempo, tempo di studio, tempo di visita, altri sistemi, altri distretti, un associazionismo che prende tempo e lavorare in particolare perché stiamo parlando di Scandici, Firenze, la Toscana, come terzisti di marchi che nel frattempo di aziende sono diventate infinitamente più grandi rispetto a solo 10 o 15 anni fa, tutto questo con una velocità di reazione sostanzialmente immediata, situazioni che cambiano, e non parlo solo dei famosi cigni neri tipo Covid o la guerra, ma una somma di tutti questi elementi presuppone un'organizzazione evidentemente di tipo molto diverso rispetto a quella che siamo abituati a vedere. Quindi le dimensioni delle organizzazioni intese come aziende, microaziende, laboratorie, artigiani evidentemente non possono più far fronte. a organizzazioni che richiedono una capacità enormemente più grande di organizzare il proprio lavoro, di stare nella complessità, di negoziare perennemente, di studiare prodotti nuovi. I prodotti hanno cambiato il loro ciclo di vita, adesso è tutto molto più rapido, bisogna passare dallo sviluppo del prodotto alla produzione in tempi limitati, le produzioni devono essere sul mercato. sono anticipate nel momento stesso in cui escono da quello che prima erano campagne media. Oggi basta una foto su un post, su un social, immediatamente quando è fuori che già il cliente se lo aspetta, vuole sapere tutto, vuole capire. Tutto quello che prima era frutto magari di mesi di lavoro. Oggi è tutto molto accelerato, quindi questo presuppone un cambio sostanzialmente di sistema, che è il sistema organizzativo. Io sono molto fiducioso che alla fine, come nella storia economica e dei sistemi, il know-how, la capacità, quando è molto difficilmente sostituibile. Ancora una volta parliamo di un know-how che viene da secoli in Italia, in particolare in questa regione e in questo distretto o comunque da tempi lunghissimi. Sostanzialmente non può che rimanere, è molto difficile che venga spazzata via una tradizione di questo tipo perché è difficilissimo da costruire in qualunque altra parte del mondo. Chiaramente all'interno di macronumeri, che sono quelli degli addetti di un sistema, le organizzazioni che ne fanno parte, i committenti, la forma organizzativa di chi lavora per questi, quindi in aziende e organizzazioni di dimensioni piccole, medie, grandi o grandissime. È chiaro che questo sta cambiando in maniera molto rapida. [00:14:42] Speaker B: È chiaro che tutto sta cambiando in maniera decisamente molto rapida, dice De Lunas, come dagli torto. Anche perché a Firenze, a Scandici, nella città metropolitana, in altri distretti della Toscana, accade qualcosa di molto interessante. il tema della prossimità, ovvero quello che genera un sistema unico per quanto riguarda la qualità, ovvero passare dalla ideazione fino alla realizzazione, saper gestire in maniera veloce così come cambia il mercato della moda, così come cambiano i prodotti che vengono messi in vetrina diversi ogni 15 giorni. Non ha più senso dunque spostare la produzione in Bulgaria o in Cina, ma siamo di fronte a una specie di effetto paradosso dove la iperglobalizzazione fa tornare di moda la prossimità, che diventa valore competitivo, valore che potrebbe non andare mai in crisi. aziende dove il piccolo sta sparendo e nelle medie e grandi aziende accade tutto appunto dalla ideazione, dall'idea alla ricerca del materiale di alta qualità fino alla realizzazione finale capace di servire i famosi grandi marchi, le grande griffe internazionali. Per dirla in una battuta l'Italia si è presa alla filiera, la Francia si è tenuta ai marchi però per fare fronte a tutto questo è evidente che serve una politica industriale molto seria. E' la domanda che abbiamo rivolta a Bernardo Marasco e a Maurizio del Vecchia. Ascoltiamoli. [00:16:20] Speaker A: C'è un grande tema di come noi mettiamo a disposizione gli ammortizzatori sociali a questo distretto che peraltro è un distretto che è plurisettore concia, metalleria, pelle, calzature, abbigliamento. Come noi strutturiamo gli ammortizzatori sociali per fare in modo che non si perdano posti di lavoro, dove il tema non è meramente sindacale. E ovvio noi non vogliamo che si perdano posti di lavoro. Ma il tema vero è che non possiamo ridurre la qualità e la capacità produttiva del territorio, perché quando tornano i volumi noi non possiamo non avere la possibilità di farli, sennò viene una delocalizzazione indotta dall'assenza di mano d'opera che si è prodotta nella crisi, involontariamente magari. Supporto all'innovazione, perché dove si cambia modello produttivo magari c'è bisogno di cambiare struttura produttiva e quindi c'è bisogno di un supporto nelle aziende piccole che non hanno possibilità di fare investimenti, la formazione. è un'occasione per rimettere in campo un grande sforzo per riformare la qualità delle maestranze nelle filiere, perché ovviamente nel momento in cui c'è ancora il lavoro si può formare le persone e dobbiamo dare questa occasione per arrivare a una filiera che ha nelle mani delle persone una qualità di lavoro maggiore e una maggiore tutela in termini di diritti. Cioè, è un momento complicato, ma noi dobbiamo immaginare che le politiche industriali debbano essere finalizzate a salvaguardare il lavoro di qualità di questo distretto. Se è vero che il lusso si posizionerà sempre di più sul lusso, la garanzia che resta qua sta nel fatto che si qualificano le filiere produttive, si lavora nella qualificazione industriale del distretto. Quello che non può essere fatto è non avere una visione d'insieme, non avere delle qualità industriali. Ognuno tira i remi in barca e ovviamente chi ne fa le spese è la realtà diffusa artigiana perché è quella che non può reggere la botta di una contrazione che si prolunga nel tempo e quindi distribuire i sacrifici e avere strumenti di gestione ci consente di affrontare il tema di come ne usciamo con un sistema industriale più qualificato e più forte. [00:18:27] Speaker D: Sicuramente saranno delle politiche industriali molto più precise, molto più... Anche voglio dire, purtroppo oggi noi si sta anche subendo in Italia un'invasione dalla Francia, no? Perché insomma nella moda c'è stata una vera e propria guerra, ci hanno comprato tutti, no? Nello stesso tempo che noi siamo i re dello stile, i re dell'inventiva, no? Gli italiani sono degli artigiani fantastici eccetera eccetera, i francesi invece hanno questa abilità nel gestire le grosse aziende, vedi le catene di grosse istituzioni, tant'è che oggi la crisi forse meno sentita c'è al gruppo LVMH perché ha un tifo di produzione completamente diversa, non dico sul venduto ma poi ci manca, c'è il lavoro con dei magazzini di due o tre mesi contro quelli del gruppo Herring che vanno anche a un anno. Anche lì secondo me è importante che la politica industriale vada in quella direzione. [00:19:25] Speaker B: E' bene infine farsi trovare pronti quando passerà questo momento con tanta formazione alle spalle. [00:19:34] Speaker D: Questo è il tema fondamentale perché sicuramente quando passerà questo momento che passerà sicuramente ne siamo tutti sicuri è chiaro che la formazione diventa eh devi trovare poi la la gente anche perché poi secondo me non è da sottovalutare un altro tema importante c'è questo esodo dei cinesi dall'Italia perché stanno andando parecchi stanno andando via e prima non ci scordiamo che nei momenti in cui eh si doveva per una percentuale importante che sfiora quasi il 30-35% sulla mano d'opera cinese. Non essendoci più loro, quando ripartirà il lavoro e ripartirà, a breve lo spero, anche lì dovremo trovarsi pronti per dare mano d'opera e per dare istruzioni, giustamente la formazione, alle persone che devono prendere fra virgolette, molto fra virgolette. [00:20:29] Speaker B: In ogni caso, tutto rimanda alla complessità. La crisi della manifattura sarà una crisi congiunturale, la crisi della manifattura sarà un controrimbalzo dopo il Covid, c'entra la Cina, c'entrano le crisi internazionali. La verità è che la manifattura deve ripensarsi e deve farlo da subito. Torniamo di nuovo da Claudio De Lunas. [00:20:52] Speaker C: Non scordiamoci delle sfide che non sono più del futuro, ma sono del presente. Tutto quello che riguarda la sostenibilità, che non è solo sostenibilità intesa in senso ambientale, che già è gigantesco, ma sostenibilità economica, sociale, quindi tutti questi temi stiamo per entrare in un'altra epoca. e questo succederà domani mattina. Responsabilità del produttore significa tracciabilità, tracciamento vero, reale e dimostrabile di tutto quello che porta alla fine un prodotto a essere distribuito e a essere utilizzato dal consumatore, addirittura con la tracciabilità delle vite seguenti, mercati secondari, qualcosa che oggi finora abbiamo considerato solo per beni molto più grandi, pensiamo all'automobile, chiunque sa che ci sarà anche una vita dopo i primi anni, una vendita, una seconda vendita, una terza eccetera, sta succedendo anche con questo tipo di oggetti. [00:21:49] Speaker B: Quali sono le parole d'ordine per stare dentro il futuro? Formazione, tecnologie, digitalizzazione? [00:21:58] Speaker C: Sono tutte queste. Formazione perché si parla sempre di più di decisioni da prendere rapidamente. evidentemente non a caso ma a frutto di una serie di opzioni che devono essere studiate e prese a ragion veduta naturalmente soprattutto perché c'è questo tipo di velocità quindi flessibilità che va di pari passo perché essere flessibili oggi significa essere organizzati in maniera tale da poter avere più conoscenze a livello di singola persona, a livello di singolo sistema, capacità diverse di passare da un sistema a un altro in tempi rapidi. Ricordiamoci sempre che la vera forza dell'Italia è la rapidità. perché con i tempi lunghi chiunque o quasi si può organizzare. Qua stiamo parlando di un'industria in cui appunto un prodotto viene presentato un giorno e poche settimane dopo deve essere sostanzialmente reso producibile e prodotto con degli standard qualitativi altissimi. Quindi se Il collante di tutto questo, affinché possa rimanere in Italia l'unicità o quasi di questa tipologia, è chiaramente che nella flessibilità e nella velocità di queste organizzazioni nel renderlo possibile. [00:23:26] Speaker B: Sfide dunque che non sono più del futuro ma che sono del presente, sfide molto rischiose che rendono implicito il fatto che il terzista con 5, 6, 7 persone dentro, 3 di questi familiari, va scomparendo ma nello stesso tempo non è possibile perdere di vista la qualità italiana, la qualità capace di non entrare in crisi e la qualità del lavoro. [00:24:03] Speaker A: Cosa è successo? [00:24:05] Speaker B: Storie e voci per capire quello che accade.

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