April 20, 2024

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Che cosa e' successo? Disforia di genere. Dialogo tra una mamma e una figlia - 20 aprile 2024

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Che cosa e' successo? Disforia di genere. Dialogo tra una mamma e una figlia   - 20 aprile 2024
Cosa è successo
Che cosa e' successo? Disforia di genere. Dialogo tra una mamma e una figlia - 20 aprile 2024

Apr 20 2024 | 00:21:41

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo UN PODCAST DI CONTRORADIO. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. In questa […]
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Episode Transcript

[00:00:04] Speaker A: Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. Dal vocabolario treccani, disforia di genere, condizione di intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso anatomico. Mi chiamo Raffaele Palumbo e questo è il podcast di Controradio. Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. E quello che accade è che dopo un'interrogazione presentata dal senatore Maurizio Gasparri, il ministro della salute Orazio Schillaci ha mandato gli ispettori a Careggi. Inoltre sono stati presentati esposti alla magistratura per indagare sulla somministrazione della triptorelina, il farmaco che serve a sospendere lo sviluppo dei caratteri sessuali in adolescenza sulla presenza di neuropsichiatri ed altro. Forse già non ricorderete questa notizia che pure di pochi giorni fa è semplicemente che la campagna elettorale si è spostata a strumentalizzare altri temi. Nel nostro caso, quello della disforia di genere, campagna elettorale ha scapito di un centro d'eccellenza che ha letteralmente salvato la vita a molti adolescenti. Vi proponiamo di seguito un dialogo tra una mamma e una figlia, Roberta e Ludovica, di Roma, che nel Dipartimento dell'Ospedale Florentino di Careggi, che tratta la disforia di genere, hanno trovato la salvezza. [00:02:01] Speaker B: Diciamo che la nostra storia nasce da subito, nel senso che Ludovica fin da quando aveva due anni e mezzo o tre comincia a manifestare quello che poi è, cioè questo suo modo di vedere il mondo al femminile, di interessarsi alle cose esclusivamente femminili, non identificandosi proprio sotto nessun aspetto Diciamo al maschietto, quindi dai giochi, ma anche vestiti, desideri, i supereroi. Si identificava sicuramente in un supereroe femminile quando giocava con il fratello, non un supereroe maschile, quindi c'era Wonder Woman piuttosto che Spider-Man. E questo in tutto, tanto che noi abbastanza allarmati da questo aspetto, sia io che il papà, siamo ricorsi prima al pediatra facendo di presente la situazione e poi ci hanno indicato uno psicologo, una psicologa particolarmente specializzata in bambini e adolescenti con problematiche anche di questo tipo. Diciamo che questa psicologa dalla quale siamo andati appunto da quando lei aveva tre anni e mezzo fino a cinque anni e mezzo, cioè due anni, ovviamente ha messo sotto analisi tutta la famiglia, papà, mamma, figli, quindi siamo andati tutti in modo anche separato. ha messo in discussione tutto, quindi anche noi, anche i nonni, dandoci delle indicazioni su quello che dovevamo fare per recuperare in un certo senso, come se fosse una terapia di conversione, per recuperare alcuni aspetti maschili che secondo lei non erano stati ben indirizzati, una serie di cose. Tutto questo fino a che il papà ha deciso, anche io, eravamo stanchi di questa situazione perché non vedevamo risultati, soltanto maggiore sofferenza di Ludovica, ma soprattutto sofferenza di tutti nell'affrontare questa cosa che non portava a nulla e abbiamo smesso. Abbiamo deciso di assecondare i suoi desideri perché togliergli i giocattoli da bambina non aveva dato alcun esito se non quello di farla sentire più triste impedirgli di fare delle cose non aveva dato nessun esito se non quello di farla sentire inadeguata e quindi abbiamo deciso di fidarci di Ludovica e quindi ci siamo affidati noi a lei e abbiamo cercato nel limite del possibile di assecondarla certo magari non in tutto ma se voleva una maglietta rosa gli compravo una maglietta rosa Non ha messo mai le conne quando era piccolina, ma se voleva provarsi un vestito della cugina se lo provava, se voleva provare le mie scarpe se le metteva, lasciandola libera di farsi crescere i capelli e di assecondarla dove ci sentivamo di riuscire ad arrivare. L'abbiamo fatto. Poi a un certo punto Ludovica ha avuto il coraggio di dirmi, Quanto avevi? 12 anni? Sì, prima media. E mi ha detto mamma io mi sento una donna, mi sento femmina, non mi sento maschio da sempre, mentre quando era più piccola mi diceva mamma non ti preoccupare poi questa cosa mi passa, vedrai che quando vado alle medie mi passa, mi cambi. [00:05:17] Speaker C: Lo dicevo anche perché vedevo i miei genitori, la mia famiglia, chiunque mi stesse attorno preoccupato per questa mia situazione o comunque che questa mia situazione creasse scompigli in famiglia, agitazioni e stress, quindi mi sentivo anche in colpa. Per cercare di rasserenare tutti quanti, ripetevo non mi preoccupate, adesso mi basta, adesso mi basta, oppure banalmente la follia per esempio c'erano giorni in cui mi svegliavo dicevo ok no basta sono un maschio e quindi da quel giorno prima giocavo con le bambole volevo le cose rosa basta sono spiderman mi vesto da maschio io sono un maschio sì sono maschio è proprio insistendo su questa cosa e vedevo che erano tutti più contenti quindi c'erano giorni in cui facevo proprio queste cose però ero piccola cioè elementari ero piccola Perché vedeva appunto che tutti erano più sereni. [00:06:19] Speaker B: Ma poi quando era libera di fare quello che voleva ovviamente tornava a quella che era la sua indole. [00:06:26] Speaker C: Il giorno dopo già tutto come prima. [00:06:30] Speaker B: Quindi dopo questa sua affermazione così forte, io comunque anche insieme a mia sorella che mi è stata sempre accanto, avevamo cercato su Internet se c'era qualcosa all'estero, se qualcuno parlava di questo tipo di bambini e ci siamo imbattuti, anzi mia sorella si è imbattuta in un sito di Camilla Vivian che aveva aperto un blog dove parlava di questi bambini e il suo L, il puntato, era Il mio Luca era uguale, faceva le stesse cose, pensava le stesse cose, si comportava nella stessa maniera, era un po' più piccolo perché mi pare che abbia due anni di meno la figlia di Camilla. Quindi io mi sono rivolta a lei chiedendogli aiuto e lei mi ha dato dei link, dei punti, delle strutture che accoglievano questi ragazzi, quindi siamo approdati al Sci-Fip. E quindi ci siamo accreditati in questa struttura che ci ha preso in carico Ludovica, siamo andati varie volte perché viene fatta tutta una serie di analisi, prima neurologiche, neuropsichiatriche, con test di vario tipo, incontri. Poi siamo stati due o tre anni lì in psicoterapia, andavamo, portavamo Ludovica, siamo andati noi separatamente come genitori per due anni, credo. Forse tre anni di questo percorso, finché abbiamo detto che Ludovica cominciava a crescere, ad avere qualche disagio, a chiedere se c'erano delle terapie ormolari da poter iniziare. Se non in Italia, noi saremmo andati all'estero. Vedevamo che era giunto il momento in cui lei veramente soffriva, aveva paura dell'evoluzione del suo corpo che non andava in linea con la sua testa e questo era un momento più pericoloso, perché in questo momento si verificano i suicidi, questa è la verità, i ragazzi non si ritrovano più, hanno un confronto con i coetanei, non accettano il loro corpo perché non è perché non è quello che vogliono, ma non vogliono come desiderio superficiale, ma come desiderio profondo, come desiderio profondo di identità e quindi abbiamo, ci hanno detto ok provate ad andare alla di Firenze e quindi ci hanno preso in carico, la Fisher e la Ristori ci hanno accolto. Noi avevamo già fatto tutto il percorso psichiatrico e psicologico, quindi siamo arrivate lì, Ludovica ha fatto delle indagini psicologiche ancora e la continuate a fare fino adesso. di incontri con la psicologa. Ovviamente è stata in cura endocrinologica, all'inizio ha preso il Decapeptil, questo famoso farmaco bloccante senza il quale non si può partire con gli ormoni e non si può rimanere neanche con l'evoluzione del proprio corpo, perché è un grosso pericolo questo, un pericolo proprio tangibile, perché se ti cresce il pomodadamo e inizia a spuntarti la barba quando tu ti senti una donna, è un po' dura da accettare. per chi ti guarda a riconoscerti, diventa una situazione molto complicata sia per le reazioni, sia per quando ti guardi allo specchio. Ci sono ragazzi che non si fanno la doccia, o al buio se la fanno, perché non vogliono vedere il loro corpo in quella maniera. Insomma, sono cose molto profonde, pesanti, e quindi noi non con il sorriso sulle labbra, ma comunque certi che questa fosse la strada più corretta per aiutarla. E quindi abbiamo iniziato con i bloccanti e andavamo ogni tre mesi, credo, sì, ti ricordi? Ogni tre mesi stavamo a Firenze. e quindi c'erano le doppie visite, le misurazioni, le moc, le amnesi del sangue, il colloquio psicologico che durava un'ora, insomma c'era tutta questa giornata passata alla carenza di Firenze, fino a che ha iniziato verso i 16 anni, 18 forse sì, verso i 16-15 anni e mezzo a prendere gli ormoni. Ludovica è stata anche molto brava, nel senso che loro non hanno notato cedimenti, squilibri, situazioni strane. Lei è stata molto brava nel seguire tutto e nel nella convinzione della sua identità, per cui gli è stato concesso di iniziare gli ormoni, perché per alcuni ragazzi questo periodo di pausa, di riflessione con i bloccanti dura anche molto di più, quindi non è una cosa che danno dal giorno Anzi, è molto complicato, è molto faticoso e loro devono essere i ben certi medici del percorso medico che ti fanno fare, nel senso delle medicinali, degli ormoni che ti danno, cioè non è una cosa, ripeto, buongiorno, sono Ludovica, sono trans, voglio cambiare sesso, tieni il bloccante? Ma proprio no. [00:12:01] Speaker A: Cioè è stato un calvario, non sono scherzi. [00:12:04] Speaker C: Assolutamente sì. Io ho passato anni della mia vita appresso a medici, appresso a giudici, appresso a tutto. [00:12:10] Speaker B: Anche la parte legale è molto pesante. [00:12:16] Speaker C: Come appunto detto, essendo molto determinata e molto decisa in quello che volevo, comunque ci ho messo anni e non è che sono stata brava, io ho semplicemente espresso le mie necessità in maniera convinta, perché io ero convintissima di questo, essendo convintissima ci ho messo comunque Anni e anni. E magari ci sono persone che invece necessitano di più tempo per riflettere, per essere sicuri, perché magari non sono trans o hanno altre necessità. Quindi non è una cosa semplice, assolutamente. E sono stati anni difficilissimi. anche psicologicamente. Come ho detto mia madre, l'età più dura è stata appunto quella del periodo delle medie, quindi dagli 11 ai 13 anni, un periodo in cui anch'io ho passato periodi bruttissimi e molto molto bui, dove ho pensato anche al peggio, perché è il momento peggiore. è il momento, come ha detto mia madre, in cui ti interfacci con altre persone, con il mondo esterno, a capire molte cose, a interfacciarti su molti aspetti con le altre persone e quindi si creano molti più disagi. L'innocenza del bambino che non si rende conto delle differenze tra uomo e donna in quel momento sparisce e incombono mille, mille altri aspetti della vita sociale. [00:13:47] Speaker B: Poi insomma questo percorso, poi abbiamo parallelamente a quello medico, psicologico, c'è stato quello legale che non è stato, diciamo, facile. Non è stato neanche difficilissimo, ma comunque perché ci siamo sempre affidate delle persone molto brave, che sapevano fare il loro mestiere. Bisogna anche sapersi affidare alle persone giuste, perché purtroppo non è un percorso guidato. Non è un percorso guidato, nessuno ti assiste. Questa è la cosa peggiore, che nessuno ti dà informazioni, ci sono pochissime strutture e nessuno ti assiste. E questa è la cosa vergognosa, per fortuna che c'è Careggi, per fortuna che c'è stato il Saifi, per fortuna che c'è una rete di persone, di avvocati che si interessano di questi esseri umani, perché veramente la cosa è tragica altrimenti, chi poi non viene supportato dalla famiglia, sia economicamente che psicologicamente, è un disastro. [00:14:48] Speaker C: E anche perché comunque stiamo parlando di vite umane, cioè è la vita delle persone questa, perché non è un capriccio, cioè rendiamoci conto che non è un capriccio, non è una cosa che, oh mio Dio, non mi piace il mio. [00:15:02] Speaker B: Colore di capelli e me lo devo. [00:15:03] Speaker C: Rifare, no, non è questo, cioè queste persone senza il supporto medico, legale o quel che sia, sono totalmente perse e è inimmaginabile io non voglio neanche pensarci a cosa magari i pazienti attualmente ricregi stanno passando adesso, perché io al posto loro non saprei dove sbattere la testa, mi starei disperando, perché l'unica ancora di salvezza L'unico punto di speranza, di luce che c'è nella mia vita sta venendo attaccato con l'intenzione di privatizzarlo e quindi di tagliare tutto quello che mi riguarda. [00:15:48] Speaker B: Il percorso è lungo e difficile, per fortuna step by step siamo passati oltre, Ludovica ha fatto l'intervento, quindi non ha più bisogno del Degapeptil, siamo andati all'estero perché in Italia quando soltanto un certo tipo di interventi non fanno gli ultimi più evoluti e quindi noi abbiamo preferito rivolgersi all'estero, non perché gli italiani siano meno bravi, noi siamo capaci a fare tutto e saremo capaci a fare tutto, il problema è che non c'è interesse nell'investire in questo tipo di interventi, a nessuno interessa. vogliono far finta che questi ragazzi e ragazze non esistano, invece esistono e hanno diritto a tutela e ricordiamoci che stiamo parlando di una miroranza, tanto clamore per un numero esiguo di persone, questo è l'altro aspetto ridicolo, nel bilancio della sanità, il Decapeptil dato gratuito a queste persone, ma cosa incide? Ma è una caramella, è una caramella nel senso che non ha nessun impatto. [00:16:57] Speaker A: Ludovica, com'è la tua vita oggi? [00:17:00] Speaker C: La mia vita oggi è una vita normale per qualsiasi adolescente. Io sono di Roma, quindi romana. [00:17:06] Speaker B: Adolescente ormai? [00:17:07] Speaker C: L'anno prossimo sono 20 anni. No, 19. L'anno prossimo 20. una vita, una qualsiasi vita normale perché ho sempre avuto questo come obiettivo di vita io non ho mai voluto vivere una vita fatta di cose più particolari o non lo so io volevo vivere una vita come tutti gli altri come io la volevo vivere quindi essere una ragazza normalissima che fa la vita che fanno tutti semplicissimo così e così sto facendo ci sono riuscita grazie a Dio ovviamente alcuni disagi resteranno per sempre, non potrai avere figli o non lo so, nel mio caso mi viene in mezzo soltanto questo ma ce ne sono ovviamente perché purtroppo è una condizione di vita che ti condiziona sempre e per sempre, ti pregiude altre cose ovviamente assolutamente. [00:18:03] Speaker B: Poche però qualcosa sì. [00:18:04] Speaker C: Però sicuramente grazie al careggia, al cypher, ai legali e a tutto quanto io Sono riuscita con il tempo ad oggi ad ottenere una vita che mi soddisfa pieno, che è normale. Io adesso sono serena, felice. [00:18:22] Speaker B: Finanzata, anche finanzata. La cosa penosa è che questa strumentazione politica che c'è stata in questo ultimo periodo è proprio poco dignitosa. [00:18:34] Speaker C: Voler passare il messaggio che i careggi vogliono iniettare nei bambini questa medicina, allora ragazzi ridimensioniamoci prima di subito proprio perché io, piacere Ludovico, probabilmente sto pure più in salute di te, cioè che cosa mi vuoi dire a me? Cosa vuoi? [00:18:56] Speaker B: Perché devi stare lì a dire cose allucinanti? [00:19:00] Speaker C: Io sto benissimo, non ho patologie, non. [00:19:02] Speaker B: Ho niente, sto benissimo, me l'hanno dato dopo! [00:19:08] Speaker C: Anni di percorso, quindi non è una. [00:19:12] Speaker B: Cosa facile, però me l'hanno concesso perché. [00:19:15] Speaker C: Hanno visto che io ne avevo bisogno. [00:19:17] Speaker B: Io sono qui, sto benissimo, sono felicissima e grazie a questo percorso, a questi. [00:19:22] Speaker C: Medicinali, a questi farmaci, io sto ventimila volte meglio rispetto a prima. Io sono uscita da un incubo grazie a queste cose. [00:19:30] Speaker B: Se volessero fare qualcosa per questi ragazzi dovrebbero ampliare i servizi, ci vorrebbe un servizio per regione, cosa che non c'è, ci vorrebbe un careggi per regione, volete metterci il neuropsichiatra? Bene, mettetecelo, psichiatra mettetecelo, ma mettetecelo in modo che sia… oppure mettete più psicologi, più endocrinologi, in modo che chi fa questo lavoro, le persone che stanno al careggi per esempio, siano agevolate nel loro lavoro, perché molto è dato alla loro disponibilità, alla loro abnegazione totale e alla loro amore per queste persone, perché danno di più di quello che è dovuto, visto che non ci sono molte risorse. è un attacco privo di dignità, di considerazione, non è vero che vogliono tutelare i bambini, qui non stiamo parlando di bambini, i bambini non vengono toccati, stiamo parlando di adolescenti che hanno un percorso, che hanno dei genitori, che si prendono delle responsabilità ed è tutto molto misurato nel limite del possibile delle conoscenze scientifiche che si hanno oggi, senza nessuna volontà di costrizione o di deviazione. Questo non c'è, non c'è mai. E poi ma quale genitore ha voglia di ficcare il proprio figlio in una situazione del genere? Ma chi c'ha voglia? [00:20:53] Speaker C: Assolutamente. [00:20:55] Speaker B: Io dico vergognatevi a tutti quelli che stanno strumentalizzando questa situazione, il Careggi, il Sanfipe e tutte le strutture che ci hanno aiutato. [00:21:07] Speaker C: Cosa è successo? Storie.

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