May 04, 2024

00:24:20

Che cosa e' successo? Il Primo Maggio di Controradio. Storie di lavoro e di lavoratori - 4 maggio 2024.

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Che cosa e' successo? Il Primo Maggio di Controradio. Storie di lavoro e di lavoratori - 4 maggio 2024.
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Che cosa e' successo? Il Primo Maggio di Controradio. Storie di lavoro e di lavoratori - 4 maggio 2024.

May 04 2024 | 00:24:20

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo. UN PODCAST DI CONTRORADIO. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. In questa puntata: Il Primo Maggio di Controradio. Storie di lavoro e di lavoratori. Di lavoratrici e aggettivi del lavoro, di studenti e di docenti, di precariato e di scontri tra generazioni, tra sessi, tra garantiti ed autonomi, tra vecchi e nuovi poveri, tra chi cerca e chi non trova, […]
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[00:00:04] Speaker A: COSE È SUCCESSO, STORIE E VIDEO. [00:00:12] Speaker B: Raffa mi sono dimenticato di dire che nella notte di Pasquetta il presidio e l'azienda hanno avuto un attacco al momento dai gnoti al quale ha seguito la nostra denuncia alle autorità e questi gnoti sono introdotti nella fabbrica e stranamente non hanno sottratto niente dei beni della fabbrica ma hanno divelto i cancelli posteriori e hanno staccato la corrente all'intero stabilimento. [00:00:46] Speaker A: Il primo maggio di Controradio, storie di lavoro e di lavori, di lavoratrice e di lavoratori e di aggettivi del lavoro, di studenti e di docenti, di precariato e di scontri tra generazioni, tra sessi, tra garantiti ed autonomi, tra vecchi e nuovi poveri, tra chi cerca e chi non trova, tra questi giovani che sono sfaticati e che ci vuole ad andare a lavorare sei giorni su sette per dieci ore a cinque euro l'or di l'ora senza contratto, tra le analisi degli studiosi e quel manipolo di facce norosi che da quasi tre anni hanno deciso di non mollare, anche se gli mandano in vigilante sei droni per spiagli e qualcuno nella notte di Pasquetta entra di nascosto. Sono Raffaele Palumbo di Controradio e in questo podcast vi faremo ascoltare le storie e le analisi sul mondo del lavoro oggi in Italia e in Toscana in occasione del primo maggio e partiamo proprio con Matteo Moretti del collettivo di fabbrica dell'ex GKN. [00:01:52] Speaker B: 9 Olio 2021 la fabbrica è stata chiusa da un fondo finanziario, chiusa in maniera clamorosa con una mail che sostanzialmente ha aperto la procedura di licenziamento senza alcun confronto con le delegazioni sindacali, un fulminaccio il sereno. A distanza quasi di tre anni oggi la situazione è cristallizzata perché è subentrato un nuovo proprietario che non ha assolutamente portato le promesse che aveva fatto ai tavoli istituzionali, quindi un piano di industrializzazione e che oggi vede quello stesso nuovo proprietario accusare i lavoratori di occupare un'azienda che praticamente rende impossibile la reindustrializzazione. Questa è la narrazione ovviamente che viene data dall'attuale proprietà, ma la realtà è che appunto quei lavoratori che sono stati licenziati per il 9 luglio sono in un presidio sindacale, stanno lottando per il lavoro e per far riaprire un'azienda grande e importante come quella della ex GKN, si parla di più di 80 mila metri quadrati di superficie insomma. [00:03:09] Speaker A: Ma falla capire come? Io so che siete in attesa di una legge regionale. [00:03:13] Speaker B: Allora, noi siamo pronti perché abbiamo, in assenza appunto del privato e della politica che dovevano reindustrializzare lo stabilimento, i lavoratori sono rimboccati le maniche e hanno prodotto un progetto industriale che è pronto per essere installato appunto in azienda perché quello che manca appunto è lo stabilimento che la proprietà appunto nasconde ai tavoli istituzionali, non si presentano più nemmeno ai tavoli sia regionali sia nazionali. Noi siamo pronti con questo progetto industriale Per far questo, per ovviare la mancanza dello stabilimento, stiamo proponendo alla regione toscana una proposta di legge che dia la possibilità alla regione toscana di farsi soggettività giuridica insieme a associazione del territorio, istituti di credito e chiunque comuni, chiunque voglia partecipare per la costruzione appunto dentro la ex GKN di un condominio industriale che vede in primis la nostra cooperativa con il nostro progetto industriale ma poi anche la possibilità di insediare altre altre aziende che sappiamo tramite la regione già aver fatto richiesta di spazi. [00:04:33] Speaker A: Dal modello negativo potrebbe diventare modello virtuoso, positivo? [00:04:38] Speaker B: Assolutamente sì, il problema è questo, è che i lavoratori da quasi tre anni presidiano, lottano contro una deindustrializzazione e una possibile speculazione immobiliare, dall'altra parte le istituzioni. mi vengo a dire anche le organizzazioni sindali latitano perché dall'ultimo giorno dove c'è stato il tavolo era a marzo, fine marzo il tavolo al ministero sono sostanzialmente scomparsi tutti. Siamo meditati perché siamo in varie piazze a portare la nostra avvertenza quindi tanta solidarietà ancora attorno alla nostra avvertenza ma già dal 2 di maggio ci mettiamo pancia a terra perché il 18 stiamo lanciando l'ennesima mobilitazione su Firenze e quindi torneremo a farci sentire sia a livello istituzionale sia a livello sindacale perché questa avvertenza deve essere un emblema e i lavoratori non possano essere lasciati soli. [00:05:38] Speaker A: Ma è vero che ci sono i vigilantes che si vedono, non si vedono i droni dove c'era la GKN? [00:05:45] Speaker B: E' così, noi siamo spiati costantemente dai vigilantes, crediamo da un paio di aziende al soldo della nuova proprietà. che recentemente entra ed esce tranquillamente dall'azienda quando vuole. L'ultima entrata è stata la settimana scorsa stranamente accompagnate anche dai carabinieri, quindi abbiamo chiesto anche alle forze dell'ordine come mai appunto delle forze dell'ordine si mettono a servizio di guardie private e di pseudo proprietari di aziende, in questo caso il liquidatore, e li scortano in un'azienda dove liquidatore e la proprietà possono entrare tranquillamente. Il problema non è entrare dentro la fabbrica, che l'accesso è come dire sempre stato agibile, ma è quello che ci si vuol fare con questa fabbrica e perché appunto si lasciano i lavoratori senza stipendio. Noi quattro mesi che non abbiamo forma di reddito né di cassa integrazione né di salario che ci spetta né un piano di reindustrializzazione da parte della proprietà dello stabilimento. [00:06:59] Speaker C: Avevamo conquistato alcune tutele. Adesso queste tutele sono state molto ridimensionate, innanzitutto dalla precarietà del lavoro, con i ricatti che seguono la precarietà. Oggi abbiamo, come qui, 5 morti, i morti del lago di Suviana e la strage quotidiana. Tutti i giorni sentiamo di lavoratori che non ritornano a casa. [00:07:30] Speaker A: Ma quindi abbiamo fatto dei passi indietro, diciamo così. [00:07:34] Speaker C: Sì, grandissimi passi indietro, nonostante ci sia una maggiore modernità, ad esempio nei livelli tecnologici, nelle conoscenze, che dovrebbero innanzitutto farci lavorare meno, a parità di salario, per stare meglio. [00:07:50] Speaker A: In maniera più sicura. [00:07:51] Speaker C: E soprattutto in modo sicuro, no? Termini di tutele, meccanismi di protezione, cultura della sicurezza. Ma la cultura della sicurezza, anche per chi la conosce, la si attua quando non sei ricattato dalla precarietà. L'arretramento sta qui, nella deregolamentazione dei diritti del lavoro e dello stesso ruolo del sindacato. [00:08:20] Speaker D: La guerra perché hanno messo l'uno contro l'altro dicendo che gli artigiani sono il male della società, i piccoli commercianti per l'amor di Dio. che ho fatto la terza media, quindi sono ignorante come una capra, però ho provato a considerare il fatturato di dieci piccoli negozi e lo stesso fatturato che fa una grande distribuzione. In percentuale, sul fatturato che fanno le piccole imprese, vengono erogate più tasse, vengono pagate più tasse rispetto alla grande distribuzione. Quello che ci stanno dicendo che il male assoluto sono le evasioni, sono queste cose qui, non è vero niente perché le evasioni prima di tutto le fa lo Stato quando localizza le aziende statali in paradisi fiscali e quindi dicendo eh sì però sono società quotate in borsa, ma chi se ne frega insomma, no? [00:09:27] Speaker A: Vincenzo Scadia è un sociologo dell'Università degli Studi di Firenze. Questa è la sua analisi. [00:09:33] Speaker E: Tutto quello che è successo a partire dagli anni 80 in poi, cosiddetto outsourcing, che sarebbe la delocalizzazione, Per cui la Thatcher disse, l'Europa farà i servizi, l'Asia diventerà la fabbrica e l'abbiamo tressa alla lettera. Vediamo per esempio un settore come il settore calzaturiero che storicamente in Italia ha rappresentato, o aveva rappresentato, delle voci più consistenti della nostra economia, non solo per la traduzione ma anche per la qualità. Oggi le scappe sono tutte stampate letteralmente e vengono assemblate in laboratori che sono dei veri suede shop, come nell'Ottocento, dove quindi conta sia la quantità di output, di prodotti che vengono messi in atto, sia il tempo di lavoro dilatato al massimo. Non a caso vengono delocalizzati in luoghi dove i diritti lavoratori sono contressi, ma potremmo anche stare in Europa per dire che il famoso boom dell'Irlanda e della tigre sceltica nel settore informatico a che cosa lo dobbiamo? Lo dobbiamo al fatto che su input di congressman americani di origine irlandese, tra tutti Ted Kennedy, sono stati detassati gli utili per le multiazionali che investiva in Irlanda e sono stati ridotti i diritti di sindacalizzazione dei laboratori. Quindi se in nome della flessibilità, anzi in nome del profitto, si dice si flessibilizzano i diritti dei laboratori, traduzione, si piegano a immagine e somiglianza dell'esigenza da parte delle corporation di realizzare dei profitti, è evidente che gradualmente la qualità della vita e del lavoro all'interno delle fabbriche si deteriori, perché i lavoratori sono costretti a lavorare oltre l'orario di lavoro, spesso una parte del loro stipendio viene legata alla produttività, la sindacalizzazione viene ridotta, quindi il potere di controllo sul processo produttivo è ridotto al minimo, è inevitabile che situazioni del genere si verifichino. In Italia poi abbiamo tutte le filiere agricole oppure le filiere relative al testile dove spesso troviamo l'intermediazione di organizzazioni criminali e che quindi rendono la possibilità di implementare, di mettere in atto, di rispettare i diritti dei lavoratori ridotti al minimo se non annullata totalmente. Questo è il problema principale da porci. La flessibilità in realtà significa una contrazione dei diritti dei lavoratori. [00:12:18] Speaker A: Ma questo capitalismo ci sembra in questo momento tanto ineluttabile, cioè non abbiamo altri orizzonti, quanto vocato a peggiorare nella direzione che le indicava di volta in volta? [00:12:31] Speaker E: Sì, sì, sembra proprio che la direzione sia quella, non solo per esempio dal punto di vista della riduzione dei diritti dei lavoratori, ma anche dal punto di vista della riduzione dei margini del dissenso e della manifestazione. Lo stiamo vedendo in questi giorni in Italia. Ma aggiungerei, si può espandere anche il livello della spera penitenziaria, no? Recentemente è stato il ministro della giustizia che ha detto al limite chi ha un residuo di pena di sei mesi, di un anno, li possiamo mandare nelle comunità, ma a queste comunità Sono realmente comunità dove prevalgono i principi di solidarietà, di recidrocità o sono dei luoghi dove invece il lavoro spesso viene sottopagato o addirittura non pagato e dove comunque può prevalere la logica della privatizzazione del rapporto di lavoro, una privatizzazione che però lo rende opaco, quindi nascosto ad eventuali controlli di trasparenza che assicurano una qualità della vita, una condizione di lavoro decente a chi è impegnato all'interno del processo produttivo. Quindi qua rischiamo anche di investire il sistema penale, si parla di privatizzare le carceri, di privatizzare le polizie. Alcuni anni fa un criminologo norreggese, criminologo critico, Nils Christy, parlava di business penitenziario che potrebbe essere la frontiera. Il ministro della giustizia ha detto, noi non siamo come gli Stati Uniti che in sei mesi fanno un carcere prefabricato, non vorremmo che ci si stia attrezzando proprio in quella direzione e le carceri privatizzate sono business che significherebbero la riduzione dei diritti anche dei detenuti. [00:14:21] Speaker A: Ma senza un'utopia dove si va? [00:14:23] Speaker E: A quanto pare non si va da nessuna parte, sembra che dobbiamo vivere all'interno di queste realtà puteri da stagnante, dove comunque bisogna accontentarsi di quel poco che c'è e senza protestare troppo. Siamo di fronte a un quadro assolutamente grigio, assolutamente fosco. Per cui appunto il significato del primo maggio è quello di tentare di invertire la tendenza, di dire che c'è bisogno di andare in un'altra direzione. Purtroppo al 1989 siamo andati gradualmente abbandonando questa direzione, però invece bisogna ricominciare a pensare ma anche a lottare per invertire la tendenza che oramai, da quando il neoliberismo si è affermato trepotentemente come l'unico orizzonte di questa società, bisogna ritornare a pensare e a sperare anche perché forse quello che ci manca in questo momento è la speranza, la convinzione che le cose possano cambiare, che se qualcuno si mobilita e tenta di andare in un'altra direzione altri seguono e diciamo la mobilitazione abbia successo. [00:15:36] Speaker F: Per i giovani perché da una parte probabilmente si pretende che siano persone già formate quando in realtà purtroppo invece la formazione gli va fatta perché nessuno lascia imparato come dicevano i nostri. Niente però ecco dall'altra parte devo dire forse proprio i giovani potrebbero fare anche qualcosina di più, nel senso che a me è capitato non personalmente, non direttamente, ma di conoscere situazioni in cui il giovane ha un po' la spallatonda, mettiamola così. Non vediamo sempre solo il problema dalla parte del datore di lavoro, vediamo che forse ogni tanto anche chi cerca lavoro potrebbe forse, non dico accontentarsi, perché per carità non ci si deve né accontentare né sopportare una sottoretribuzione, perché questo non è giusto. però magari pensare che alla prima esperienza si trovi il lavoro della propria vita non è così. Non lo è stato così nemmeno per me 30 anni fa. No, forse 30 anni no, ma insomma io le parlo. Il mio primo lavoro l'ho avuto 27 anni fa. È ovvio che non era il lavoro che io sognavo, però intanto per fare esperienza, per avere anche una un'autonomia e un po' di orgoglio per il primo lavoro non era la mia occupazione preferita però intanto avevo un lavoro avevo la possibilità di conoscere il mondo del lavoro cosa che ragazzi invece ora secondo me noto, ripeto, non per esperienza diretta ma insomma ho diversi amici e conoscenti che hanno imprese che hanno comunque bisogno di avere dipendenti che non è così semplice. [00:17:22] Speaker G: Perché io ho fatto come si chiama il manovale dell'estate per lavorare, quindi va bene. Non è certo un lavoro che uno si prospetta di fare per tutta la vita, pur se magari uno guadagna bene. Io dico personalmente io non è il lavoro che ambirei a fare per tutta la vita. Puoi farlo per un periodo quando uno ha bisogno, assolutamente. [00:17:37] Speaker A: Ma questo scontro generazionale del fatto che dicono che voi non avete voglia, c'è i negozi dove c'è scritto cercasi personale, non avete voglia? [00:17:46] Speaker G: Io paradossalmente qui a Firenze, girando, avevo visto una vetrina dove c'era scritto cercasi personale. focacceria insomma in un forno e fa le schiacciate e sono entrato dentro a sentire dico scusi ma è possibile e dice ce l'hai esperienza c'è cazzo da saprò affettare a metà una ciaccia come metterci dentro il prosciutto esperienza sì me lo so fatto il pranzo per andare a scuola cazzo che vuol dire esperienza poi dopo uno va a cercare questi paradossi ce l'hai esperienza hai mai fatto ho detto sì sono Io lì ho spiegato, guardi, ho fatto il manovale, ho fatto il manovale in falegnameria, ho scaricato un po' camion delle volte, però esperienza nell'affettare una ciacia, che cazzo d'esperienza ci vuole? [00:18:23] Speaker B: Boh. [00:18:24] Speaker A: E com'è andato a finire? [00:18:26] Speaker G: E com'è andato a finire? Che il cartello è rimasto lì cercarsi il personale, io mi sono levato. tanto su pareva ridicola come cosa francamente il cartello rimasto lì e cercalo cercalo uno che ha tutta questa esperienza ma. [00:18:36] Speaker A: Invece altri amici che devono lavorare per due centesimi a nero i sabati le. [00:18:41] Speaker G: Domeniche quello anche io che ne sono magari attività di ristorazione che c'è un pochino no uno fa farla buona per così dire finché uno lo deve fare per l'estate lo deve fare per le festività se lo può anche permettere come. [00:18:58] Speaker A: Cosa ma non puoi farlo come la. [00:18:59] Speaker G: Vuoi No, come lavoro assolutamente no, infatti se uno deve farlo seriamente c'è bisogno di una tutela, di delle garanzie, ora io se lo faccio, che ne so, un qualche mesetto e magari mi arriva dopo, mi pagano dopo perché dice no, guarda, adesso aspetta un attimo, poi dopo magari insisti, lo chiami perché c'hai il numero diretto, così. No, se ci devi campare non è fattibile, se devi raccattare i tuoi soldi per pagarti la vacanza d'estate va bene, se io ci devo campare perché il giorno dopo devo andare a fare la spesa non puoi vivere su queste garanzie labili, non è assolutamente possibile. [00:19:47] Speaker A: Giovanni Orlandini è docente di diritto del lavoro all'Università degli Studi di Siena. [00:19:52] Speaker H: Le principali problematiche in Italia ci sono problematiche che riguardano tutti i sistemi economici avanzati, poi le problematiche specifiche dell'Italia. Le principali problematiche dell'Italia sono un sistema di tutele frantumato a causa di una legislazione che ha precarizzato il lavoro negli ultimi 30 anni, in maniera analoga a quella di altri ordinamenti, ma forse in modo più accentuato nel nostro Paese, peraltro con continue riforme si sono succedute creando una difficoltà anche di lettura e di interazione tra le diverse normative, dal 2001 a oggi il contratto a termine è stato riformato penso almeno una dozzina di volte, ogni governo ha dovuto modificare. Poi un sistema soprattutto di relazioni sindacali completamente sregolato e questa è davvero un'anomalia puramente italiana. È l'unico paese in Europa dove non ci sono regole su chi rappresenta chi nei luoghi di lavoro, dove non c'è alcuna regola in materia di contrattazione collettiva. Questo ha determinato, soprattutto negli ultimi anni, una patologica proliferazione di associazioni datoriali e sindacali che si fanno concorrenza e ribasso tra di loro. creando quindi fenomeni di dumping contrattuale e retributivo, che è una delle cause della questione salariale in Italia. La riforma più urgente da fare sarebbe quella, credo, di una riforma in materia sindacale, cioè una legge sulla rappresentanza sindacale, che però guarda caso è un tema che è sempre tradizionalmente fuori dall'agenda di qualsiasi governo, il che da una parte è un paradosso e dall'altra non lo è, perché evidentemente conviene mantenere un sistema di questo genere, perché conviene questa concorrenza per la punta ribasso che debolisce il ruolo soprattutto il contratto nazionale come strumento di regolazione della concorrenza a livello nazionale. Poi questo si sovrappone a un'altra serie di debolezze strutturali, sia del sistema produttivo, sia della normativa in materia di lavoro, prima fra tutto la normativa sugli appalti, anche quella che è stata riformata scentemente per favorire l'esternalizzazione all'inizio del secolo. Le prime riforme del governo Berlusconi, 2001-2003, hanno avuto esattamente questo obiettivo, cioè modificare la regolazione del lavoro negli appalti per favorire l'esternalizzazione. riforma alle quali poi nessuno ha più rimesso mano. Questo determina una situazione che, combinata con la sregolata sistema di contrattazione, favorisce le catene di subappalte attraverso le quali. [00:23:02] Speaker B: Si. [00:23:02] Speaker H: Sviluppa il fenomeno anche del dumping contrattuale. Tutto questo sono a caldo le cose principali, per cui Tutto questo porta dietro ovviamente problemi enormi sul piano prima di tutto della sicurezza del lavoro che però arriva a monte, a valle c'è un sistema di questo genere, per cui continuare a indignarsi per gli infortuni e le morti sul lavoro quando si è costruito un sistema che ovviamente favorisce al massimo condizioni di massimo rischio nei luoghi di lavoro è abbastanza sorprendente. [00:23:41] Speaker B: Cosa è successo?

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