May 11, 2024

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Che cosa e' successo? Fatima va in città (e cerca un lavoro serio) - 11 maggio 2024.

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Che cosa e' successo? Fatima va in città (e cerca un lavoro serio) - 11 maggio 2024.
Cosa è successo
Che cosa e' successo? Fatima va in città (e cerca un lavoro serio) - 11 maggio 2024.

May 11 2024 | 00:24:38

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Show Notes

COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo UN PODCAST DI CONTRORADIO. Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. In questa puntata: Fatima va in città (e cerca un lavoro serio). Fatima è una ragazza afghana di 22 anni. Una sopravvissuta, scappata nell’agosto del 2021 dopo la presa del potere da parte dei talebani. A Herat era una calciatrice della squadra cittadina e della nazionale femminile. Arrivata […]
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[00:00:04] Speaker A: Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. [00:00:41] Speaker B: Osservate bene questa scena, guardatela bene, chiudendo gli occhi e ricordando l'aeroporto di Kabul nell'agosto del 2021. I talebani sostenuti dal Pakistan presero il sopravvento in Afghanistan e gli statunitensi con i loro alleati lasciarono il paese dopo 20 anni e un trilione di dollari spesi. Ricordate? Guardate? Gli afghani si aggrappavano alle cadlinghe, alle ali, al carrello degli ultimi voli, mentre decollavano per lasciare per sempre Kabul. La maggior parte morì cadendo, i pochi che riuscirono a rimanere aggrappati morirono congelati, altri morirono negli attentati che i talebani fecero all'aeroporto di Kabul per festeggiare la vittoria. [00:01:44] Speaker C: Fuga dall'Afghanistan nelle mani dei talebani. Sono migliaia le persone all'aeroporto di Kabul in attesa di poter lasciare il paese, almeno 20.000 secondo la CNN. Nel caos è scoppiata anche una sparatoria tra le forze di sicurezza afghane e degli assalitori non noti. [00:01:58] Speaker D: Gli Stati Uniti hanno lasciato ufficialmente l'Afghanistan, mettendo così fine alla loro presenza militare dopo 20 anni. [00:02:04] Speaker E: Sono qui per annunciare la completazione. [00:02:07] Speaker F: Della nostra riduzione dall'Afghanistan. [00:02:17] Speaker B: Sono Raffaele Palumbo e questo è il podcast di Controradio. E questa è la storia di Fatima, che riuscì ad imbarcarsi sull'ultimo aereo dei militari italiani in partenza da Kabul in quell'agosto di quasi tre anni fa. Fatima era una calciatrice delle RAT, la sua città, grande promessa anche della nazionale. Si è dovuta confrontare con una realtà per noi inimmaginabile. Tenete sempre negli occhi quelle immagini delle persone aggrappate agli aerei militari in decollo. È un'immagine di terrore e disperazione. Meglio morire provando ad aggrapparsi ad un aereo che sta decollando che vivere con i talebani al governo. Fatima è in Italia da quasi tre anni. Continua a coltivare la sua passione per il calcio, ha imparato l'italiano, ha i documenti in regola, sta apprendendo la patente ed ora che è finito il percorso dell'accoglienza ha bisogno di trovare un lavoro. Fatima ha bisogno di un lavoro e di un lavoro serio all'altezza della sua straordinaria persona che a 21 anni ha già visto tutto. Una sopravvissuta che ha la forza di mille uomini e tante competenze. C'è qualcuno che è disposto a farsi avanti? Nel frattempo questa è la sua storia. [00:03:44] Speaker A: Buongiorno Fatima. Bene, bene. Bentrovata. Adesso andiamo Andiamo da Annameli al Cospe così ci raccontate la storia dall'inizio. Ma tu la conosci un po' Firenze, ti muovi per Firenze, ormai la conosci insomma? [00:04:08] Speaker F: Sì, sì, certo. Firenze è ormai la mia città, la mia casa. Insomma, sì, come Irat, la mia città che è stata lì. E un po', sì, mi posso muovere verso il centro, anche più, diciamo, fuori centro un po'. E la conosco ora benissimo, insomma, sì. [00:04:27] Speaker A: Ai Rat guidano male come a Firenze? [00:04:32] Speaker F: Che devo dire? No, il problema è che la gente è sempre in furia, oh vado al lavoro, c'è tipo questa cosa, sennò, no no, è uguale diciamo. [00:04:43] Speaker A: Ma tu che facevi ad EAT? [00:04:46] Speaker F: Io ho finito la scuola e giocavo a calcio. Sono stata calcettrice anche negli ultimi anni del nazionale. Ho giocato per il nazionale dell'Afghanistan. Siamo dovuti venire qua solamente per avere la libertà perché siamo state calciatrici e calciatrici per le donne la situazione è così che non possono più avere questa libertà di fare qualsiasi cosa nella società come gli uomini purtroppo. [00:05:20] Speaker A: Ma quanti anni avevi quando sei venuto via dall'Afghanistan? [00:05:27] Speaker F: 19 anni, ora ne ho 22 e c'è quasi tre anni, diciamo due anni e qualche mese che sono qua in Firenze, in Italia. [00:05:38] Speaker A: Ma che ricordo hai dei giorni prima di partire? [00:05:44] Speaker F: Prima di partire è stata un incubo, veramente ogni volta che ricordo di quei giorni davanti ai miei occhi questa immagine di trovare un modo di scappare, perché sapevamo che i talibani sono entrati nella città e un secondo o un altro possono entrare anche nelle case e per questo con la famiglia, amici, la mamma in contatto, oh ma tu come stai, quell'altra, la famiglia non uscite nelle case e così è stato un po' veramente duro, non un po' troppo. [00:06:28] Speaker A: Perché c'era tanta paura? [00:06:29] Speaker F: Tanta, tanta paura, perché loro avevano, come si dice, gun. [00:06:36] Speaker A: I Kalashnikov. [00:06:38] Speaker F: Sì, i Kalashnikov. Adesso è così, poi potevano sparare, no? E fare qualsiasi cosa volevano. Per quello è stata difficile. [00:06:51] Speaker A: Noi ci ricordiamo quelle immagini dell'aeroporto, dove c'erano tante persone all'aeroporto, tutti volevano salire sugli aerei, ci fu anche un attentato all'aeroporto, la situazione era pesantissima. [00:07:07] Speaker F: Troppo, troppo pesante perché anche noi quando siamo entrate Lì c'era una polla di gente, troppa gente per quello poi non si poteva nemmeno passare e camminare nemmeno poi senza avere nulla e nessun novità all'esercito italiano per noi è stato un po' difficile per i primi orari, i primi momenti poi dopo tipo 30 ore e così Abbiamo sentito Anna che l'esercito italiano sta per entrare. Dite questo codice, il cifro e poi loro capiscono che siete voi. E' stato pesante perché tra tanta gente non è facile passare, arrivare al punto che ti dicono, poi vedere soldati. E' stato un miracolo anche. Era pesantissimo perché dopo che siamo partite, noi, dopo qualche ora, è successo l'attentato degli talibani. Sono morti tante persone. Potevamo essere noi. [00:08:29] Speaker A: E dove siete arrivate in Italia? [00:08:31] Speaker F: Prima a Roma, fuori Firenze, a Rezzo mi sa, se non mi sbaglio, perché c'è stato anche dopo coronavirus e per quello siamo state in quarantena per tipo una settimana e poi siamo venuti qua a Firenze. [00:08:54] Speaker A: Tu all'inizio naturalmente non parlavi italiano. [00:08:59] Speaker F: No, nulla, non sapevo. [00:09:00] Speaker A: Ovviamente, insomma. [00:09:01] Speaker F: Sì, perché non è che in Afganistan. [00:09:04] Speaker A: C'era grande confusione. Cioè, che pensavi? Vedevi tutte queste persone intorno a te? [00:09:12] Speaker F: Non avevo idea come passerà, anche perché ero una ragazza da sola e non avevo la mia famiglia. Ci sono state altre mie amiche, altre due con la loro famiglia, insomma il mio allenatore afghano anche con la sua famiglia. Parlavo un po' inglese per comunicare le cose, però Senza sapere l'italiano è stato un po' difficile i primi giorni, non sapevo come andrà avanti. [00:09:42] Speaker A: Quando sei arrivata in Palazzo Vecchio c'era il sindaco, tutti i giornalisti, fotografi, che pensavi? [00:09:52] Speaker F: Ma anche lì l'aria era pesante, avevamo anche lì paura. Se siamo nel TV forse i talebani ci vedono. Anche lì avevamo questa sensazione. È stato un periodo veramente per qualche mese, diciamo anche primo anno. è stato sempre uguale per me con questa paura dentro non è che ora è andata via perché la mia famiglia lì in Afghanistan vivo e porto con me sempre questa paura e non ho la mia famiglia accanto a me è molto difficile concentrare sulla mia vita qua senza la mia famiglia tanta pressione, tante. [00:10:41] Speaker A: Tensioni sì questo è molto pesante ma comunque stanno bene insomma Eh sì, nascosto. [00:10:49] Speaker F: Però, perché sono nascosti e. [00:10:53] Speaker E: Se i. [00:10:53] Speaker F: Talimani capiscono che sono loro la mia famiglia e io sono stata calcettrice, non so che possono fare con loro. [00:11:02] Speaker A: Il cospè è stato importante in questa storia, perché stiamo andando a trovare Anna? [00:11:06] Speaker F: Sì, perché sono stati praticamente loro in contatto con Stefano Liberti e poi anche il governo italiano militare. Loro sono stati in contatto a dare la nostra supposizione, a organizzare tutto questo viaggio. E poi c'è da dire anche Caritas, Marzio Mori, anche loro e poi i progetti di qua l'hanno fatto loro, insomma progetti delle case e così è stato attraverso loro. Sono state veramente importanti, soprattutto Anna Melli che ci ha dato questa opportunità di trovarci qua. [00:12:08] Speaker G: Siamo adesso testimoni di un incremento pazzesco della povertà. I salari si sono ridotti e con essi le risorse. Si ricorre al debito, alle nozze di ragazze appena 12 anni, alla generalizzazione del lavoro minorile. Manca il cibo, milioni di piccoli afghani soffrono la fame, poi c'è la gravissima situazione femminile. Le donne hanno perso tutto, anche se coraggiosamente le attiviste protestano pubblicamente per riottenere almeno le libertà di base. [00:12:45] Speaker D: Da un ministero che si chiama Prevenzione del vizio e promozione della virtù, in un paese come l'Afghanistan che governa tramite la sharia, ossia l'applicazione più estrema della religione islamica, non possono che uscire proclami che violano i diritti umani fondamentali e le vittime sono sempre le donne. [00:13:01] Speaker A: Ciao, buongiorno. Anna, voi eravate presenti in Afghanistan come cospe. [00:13:23] Speaker E: Sì, noi siamo stati presenti per più di 10 anni con progetti in Afghanistan in collaborazione con associazioni locali, a supporto soprattutto di associazioni di donne e di avvocate. Abbiamo fatto un lavoro lungo e anche fruttuoso con alcuni centri donna a Kabula e a Ratte in particolare, a sostegno proprio del loro empowerment e soprattutto contro la violenza alle donne, c'era in gestione dei centri rifugio. delle case rifugio e le avvocate hanno fatto un lavoro straordinario di mediazione familiare, di cause che hanno seguito proprio a sostegno delle donne. [00:14:12] Speaker B: Un lavoro non facile, tu hai eseguito. [00:14:14] Speaker A: Anche personalmente prima di essere presidente, se sei in Afghanistan, un lavoro importante di quelli non semplici, poi a un certo punto succede qualcosa, un mese di agosto che tu non dimenticherai mai. [00:14:27] Speaker E: Sì, sottolineo il fatto che noi non c'eravamo già più, nel senso che la situazione della sicurezza ci aveva anche impedito di andare avanti fisicamente, nel senso che non c'era più un ufficio del Cospi a Kabul né a Eirat, ma continuavamo ovviamente a sentire le nostre partner locali. Poi in quel famoso agosto del 2021 abbiamo ricevuto ovviamente richieste dirette da parte delle associazioni, delle donne singole e anche appunto di un gruppo attraverso Stefano Liberti che aveva fatto un lavoro documentario sulla squadra di calcio del Bastan Football Club di Herat abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto anche da parte di un gruppo di giocatrici della squadra di calcio locale. [00:15:19] Speaker A: E fra questa c'è Fatima naturalmente. Ma tu in che ruolo giochi Fatima? [00:15:24] Speaker H: Sono attaccante. Attaccante? [00:15:30] Speaker A: Ah, proprio così. Sì, davanti. [00:15:31] Speaker H: Cioè da fare i gol insomma. [00:15:32] Speaker F: Esatto, sempre. [00:15:33] Speaker A: L'idle non si dormiva la notte, in quelle settimane. [00:15:37] Speaker E: No, è stato incredibile. Noi avevamo incrociato la storia del Bastan Football Club perché a Eratto noi gestivamo insieme alle Avvocate un centro donna. e l'allenatore Najibullah si era rivolto. [00:15:57] Speaker F: Al. [00:15:57] Speaker E: Nostro sportello perché già all'epoca, diversi anni fa, era stato oggetto di minacce perché appunto allenava una squadra femminile e quindi la squadra era costretta ad allenarsi a orari diversi andava al campo di calcio cambiando spesso orario, perché comunque la situazione era sicuramente diversa, ma comunque le minacce esistevano già all'epoca, quindi era già un lavoro pionieristico. Ovviamente con la presa da parte dei talebani sono state un bersaglio, sono divertate automaticamente un bersaglio, simbolico perché costituivano quella spinta ai diritti delle donne e delle persone alla libertà che rappresentavano degli elementi molto visibili e quindi loro, le avvocate, sono state le prime a essere minacciate subito e quindi hanno chiamato per cercare di metterle in sicuro, in salvo. e quindi noi abbiamo passato sostanzialmente dal 15 di agosto, quindi in pieno ferragosto, eravamo come cospe sparsi ovunque diciamo in ferie ma ci siamo subito messi in una chat collettiva insieme alle persone che ci chiedevano aiuto e in collaborazione con i militari che erano distanze italiani, che erano distanze ancora a Kabul, abbiamo organizzato sostanzialmente questo ponte aereo. Sono state delle ore drammatiche per loro in primis perché, come vi ricordate, l'arrivo all'aeroporto era in condizioni incredibili. Abbiamo avuto questo filo diretto per 48 ore di seguito per farli entrare in un luogo che era stato indicato dai militari ma era difficilissimo entrare, tant'è che alcune purtroppo non sono riuscite ad entrare e quindi è stata una situazione davvero incredibile, drammatica che ci ha lasciato un segno indelebile e anche di unione con tutto questo gruppo e con le persone che sono ancora là. [00:18:24] Speaker H: Com'è fatta imparare l'italiano così bene? Praticamente a me piaceva sempre imparare le lingue. In Afghanistan non c'era questa possibilità di imparare l'italiano, però l'inglese sì. Ho studiato un po' l'inglese lì, però non sapevo mai che vengo un giorno qua in Italia. Arrivando qua ho saputo che è importante per comunicare, no? E' importante imparare le lingue, cioè l'italiano. E poi ci sono stati i corsi da COSPE, sempre dal Caritas, che ho avuto questa opportunità e possibilità di studiare. Però questi corsi erano in un periodo 1-3 mesi, 1-6 mesi, e poi attraverso anche il centro internazionale Giorgio Lapira, che poi finalmente ho passato l'esame di là, l'esame B2 di italiano. da sola anche mi piaceva sempre ascoltare canzoni italiane, studiare i libri pesanti che non sapevo nemmeno nulla di quello, però leggevo un po', ascoltavo, poi essere anche tra altre calcettrici e altre amiche mi ha aiutato tanto. [00:19:33] Speaker A: Fatima ha fatto un percorso di accoglienza e adesso il suo percorso è arrivato alla fine, per cui ci sono tanti temi, però c'è il tema del lavoro al centro che è l'obiettivo di questa trasmissione, cioè comunicare che è una ragazza straordinaria, che ha visto e ha passato quello che ha visto e ha passato, che parla bene l'italiano, che è una ragazza strepitosamente in gamba, oltre ad essere un attaccante di calcio delle Boschi, deve avere un lavoro all'altezza delle sue capacità. [00:20:05] Speaker E: Sì, ovviamente Fatima anche grazie alla Caritas e a tutte le associazioni, al Comune di Firenze che all'inizio ha anche collaborato in modo stretto con noi perché ha permesso a tutto questo gruppo, il Cosper è riuscito a far arrivare, di farli arrivare tutti a Firenze e non era banale. perché sono stati inizialmente, era il periodo Covid, se ci ricordiamo, sono stati sparsi in tutta Italia e invece il Comune di Firenze, devo dire, si è proprio attivato per farli arrivare tutti insieme qua. Fatima, secondo me, è un caso esemplare perché è da sola in Italia, è giovane, era la più giovane di quelle arrivate eh nel nostro gruppo e ha fatto un percorso come dicevi straordinario a prendere un livello B2 cioè in così poco tempo di italiano non è per niente banale eh l'altro giorno appunto quando si scherzava non solo diciamo certo le le calciatrici hanno fatto perché lei esce anche con qualche espressione tipo Dio Bono eh che diciamo ovviamente diciamo in partita per restare diciamo bassi però a proprio un livello di ormai non solo di apprendimento ma anche di comprensione elevato. Continua a studiare per la patente, continua a informarsi perché vorrebbe anche continuare a studiare ma ovviamente adesso le scade il periodo in accoglienza e quindi giustamente diciamo C'è una fuoriuscita da questo percorso e quindi sta cercando un lavoro che le consenta di prendere una stanza in affitto, cosa che sappiamo essere anche molto difficile a Firenze visto i costi e quindi noi vorremmo lanciare un appello affinché aziende, studi, che vogliono una persona che parla molto bene l'italiano, che parla molto bene l'inglese, che ha già fatto delle esperienze anche di lavoro, quindi di inserimento dati, lei è anche molto abile col computer, possa, diciamo, offrire questa possibilità a Fatima di trovare un lavoro che le consente appunto di continuare a vivere il suo percorso, diciamo, di libertà qui a Firenze in Italia. [00:22:29] Speaker H: Il lavoro è tutto, insomma, devi Anche in Afghanistan, in qualsiasi posto in cui sei, devi lavorare per avere questa possibilità di essere libera, muoverti, trovarti in qualche modo e costruire il tuo futuro, la tua vita. Ora io mi trovo in questa situazione. Il grazio veramente dal mio cuore ai comuni Firenze, ai Cospe, a Namir che è stato non solo a questo livello ho sentito come una madre sempre con me e ho potuto essere libera a dire tutto a lei sempre e poi questo percorso a volte devo dire che sono sentita anche da sola perché mancanza di famiglia e questa nostalgia essere lontani dai tuoi è molto difficile però devi concentrarti anche sulla tua vita E non è facile, devo dire che non è facile e per quello c'è a volte un volere e un dovere. Per volere, sì, vorrei veramente studiare quello che volevo fare in Afghanistan. E anche un giorno, se c'è la possibilità, tornare lì a dare qualche possibilità di fare qualsiasi cosa per le ragazze, per le donne, cioè, sostenervi, no? E qua ora il punto è che devo lavorare, cioè, devo trovare la mia sistemazione. [00:24:03] Speaker B: Fatima cerca un lavoro, un lavoro vero, un lavoro serio. Fatima è afghana ed è una sopravvissuta scappata dai talebani. Che la solidarietà non sia soltanto a parole. [00:24:25] Speaker A: Cosa è successo? Storie.

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