November 25, 2023

00:15:34

Cosa e' successo - La giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne - 25 novembre 2023

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Cosa e' successo - La giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne - 25 novembre 2023
Cosa è successo
Cosa e' successo - La giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne - 25 novembre 2023

Nov 25 2023 | 00:15:34

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Show Notes

Cosa è successo? – 25  novembre 2023. La giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne assume quest’anno una efficacia forse mai vista. Grazie ad una nuova generazione di ragazze a cui non bastano più gesti simbolici e minuti di silenzio.
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Episode Transcript

[00:00:07] Speaker A: Che cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. [00:00:18] Speaker B: Tutto quanto sta accadendo attorno al tema del femminicidio è spaventoso. Ce lo dicono i giornali, anche se in malo modo, ce lo dicono i numeri, i rapporti dei centri antiviolenza, ce lo dicono le nostre esperienze quotidiane. Al di là del fatto dell'ultimo ora, ormai stiamo parlando di fatti quotidiani, Questo 25 novembre, giornata di sensibilizzazione mondiale che riguarda proprio la violenza contro le donne, è una giornata speciale. Non è una giornata come tutte le altre, ma non è nemmeno un 25 novembre come tutti gli altri. Sono Raffaele Palumbo e questo è il nuovo podcast di Controradio. Cosa è successo? Storie e voci per capire quello che accade. Il podcast di Controradio per questa puntata ci occuperemo della giornata ma non solo, della sensibilizzazione per quello che riguarda la violenza contro le donne. Podcast in onda sabato alle 13.20 in coda al GR Nazionale e la domenica in replica alle 17 e 10 podcast che troverete gratuitamente anche su tutte le applicazioni come Spotify. in questa puntata ci occuperemo proprio di quanto sta accadendo intorno al 25 di novembre ma anche prima del 25 di novembre manifestazioni spontanee intitolate non potevamo aspettare proprio per quello che è accaduto intorno a Giulia in questi giorni ma soprattutto per la quotidianità che ha accompagnato un 2023 che da questo punto di vista è stato veramente drammatico Partiamo però da una prima riflessione che ha a che fare con l'età degli uomini maltrattanti, ovvero i dati dell'indagine annuale sullo stato di salute psicologica dei toscani ci dice che la metà degli psicologi che ha partecipato alla ricerca segnala di aver rilevato nei propri studi il fenomeno della fascia tra i venti e i trent'anni. Sentiamo su questo la presidente dell'Ordine dei Psicologi, Maria Antonietta Gulino. [00:02:40] Speaker C: Quest'anno abbiamo fatto un'ulteriore indagine attraverso i nostri professionisti psicologi che lavorano negli studi privati della Regione Toscana e abbiamo fatto, a parte rilevare sempre un'alta richiesta di prestazione psicologica da parte dei giovani adulti, ovvero la fascia compresa tra i 20 e i 30 anni, abbiamo fatto anche un focus sui fenomeni di violenza di genere. Purtroppo rileviamo dal campione il 62% del campione che ha partecipato al questionario dell'indagine dell'ordine riscontra che i fenomeni di violenza vengono rilevati nella fascia d'età dai 20 ai 30 anni, che vuol dire che il fenomeno sta sempre più esprimendosi in fase sempre più precoce e sono proprio i giovani adulti che ce lo segnalano negli studi privati. poi ci sono anche gli adolescenti, infine appunto gli adulti e la parte offesa, rilevata, è solitamente la donna. Questo è quello che viene fuori dalle nostre indagini. Certamente è un dato sconfortante dalla parte ma che forse ci deve dire che intervenire su su tutte le fasce anche scolastiche dai bambini noi sappiamo che gli stereotipi entrano nella vita e nei pensieri di un bambino già dai tre anni vengono assorbiti inserito il bambino nel contesto familiare proprio dai comportamenti soprattutto quelli non verbali che lui assorbe appunto nel clima familiare nei contesti in cui vive quindi intervenire proprio facendo una con strategie educative dirette, immediate dai bambini quindi dalle elementari alle scuole medie fino ad arrivare i giovani vuol dire parlare di speranza cioè parlare di un cambiamento di cultura come possiamo cambiare la cultura se non interveniamo con le nostre fasce di minori, di giovani, di adolescenti, di giovani adulti dobbiamo intervenire assolutamente lì. [00:04:52] Speaker B: Non è un 25 novembre di rito, né un 25 novembre certamente doveroso per ricordare un fenomeno di cui spesso poi ci si dimentica passato appunto il giorno. È un 25 novembre arrabbiato. Più che un minuto di silenzio si invoca un minuto di disordini, di caos, di rumori per esprimere con forza le preoccupazioni di chi vive questa tragedia tutti i giorni. la gran parte delle donne. Sentiamo non una di meno. [00:05:26] Speaker D: Abbiamo visto veramente esplodere il desiderio di esserci, di partecipare e di rispondere a quello che sta succedendo e a questo caso che evidentemente ha impattato molto nell'opinione pubblica. Sentiamo l'esigenza di esprimere la nostra rabbia e questo è anche ciò che ci hanno chiesto le persone che ci hanno scritto e che magari non riescono a venire a Roma e che vogliono poter avere un momento di condivisione nella nostra città. è una pratica, quella delle passeggiate che abbiamo lanciato già l'8 di settembre quando c'era stato lo stesso movimento di rabbia e di voglia di esprimersi per lo stupro di Palermo e che abbiamo ripetuto anche l'8 di novembre quando abbiamo aperto un po' il nostro mese di novembre di mobilitazione contro la violenza sulle donne. Vendicare diritti e chiedere anche alle istituzioni un investimento e una risposta che non è nel breve periodo. A me fa piacere che ci sia magari il luto lanciato dalla Regione Toscana. Noi abbiamo bisogno di investimenti e dizioni strutturali. Stiamo parlando di investire sull'educazione sesso-affettiva nelle scuole fin Diciamo dalla scuola dell'infanzia, perché è lì che si imparano ad esprimere le emozioni e quindi poi a non arrivare a questi tipi di gesti. Stiamo parlando di investimenti strutturali sui cab, sui centri di violenza, perché nel momento in cui una donna va a chiedere aiuto potrebbe anche non riuscire ad essere seguita perché non ci sono abbastanza fondi. Quindi vanno bene tutte le iniziative di sensibilizzazione, i minuti di silenzio, eccetera, eccetera, ma noi adesso abbiamo veramente bisogno che le istituzioni facciano una svolta, perché queste cose non bastano. Siamo più preoccupate che altro in vista dell'uscita delle cosiddette linee guida sull'educazione sesso-affettiva che il ministro Valditara ha annunciato. Siamo preoccupate innanzitutto per l'impostazione e per la decisione che si possa parlare di educazione sesso-affettiva solo dopo i 16 anni. inserirle nella scuola a 16 anni è tardi e quindi è sintomo di un'impostazione sicuramente sbagliata, a quell'età diventi perseguibile e allora devi diventare consapevole di alcune cose. No, bisogna partire addirittura dalla scuola dell'infanzia e bisogna iniziare subito questo tipo di ragionamento. Viviamo in una comunità, non esiste i panni sporchi se lavano in famiglia e a scuola si fa solo apprendimento sulle materie. La scuola serve anche e deve servire. Noi siamo uno dei pochissimi paesi europei che non ha strutturalmente inserito l'educazione affettiva nella scuola. Quindi questo vuol dire che la nostra è un'impostazione sbagliata che viene sicuramente da un retaggio culturale legato anche alla presenza della Chiesa così massiccia nel nostro paese. E questi sono i risultati, perché quello che succede a livello di relazione, di violenza sulle donne, a livello di prevaricazioni, a livello di molestie, anche in televisione, è il frutto di questa mancanza culturale. [00:08:38] Speaker B: Ma proviamo a fare anche un punto sul dato quantitativo. Sicuramente la quantità ha fatto impressione quest'ultimo anno, ma il dato quantitativo va comunque, come tutti i dati, interpretato. Per la violenza contro le donne nel 2022 in Toscana si sono registrate 5 femminicidi, numeri che hanno fatto salire il drammatico bilancio degli ultimi 16 anni dal 2006 a 132. Sempre l'anno scorso si sono superati i 2138 accessi in codice rosa. al pronto soccorso per maltrattamenti e oltre 3.000 donne si sono rivolte nel corso dell'anno ad un centro antiviolenza. Questi sono i numeri del quindicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana forniti dai nodi delle reti territoriali antiviolenza a partire dai centri antiviolenza presentati sul territorio 25 in tutto per un totale di 102 punti di accesso grazie all'apertura dei sportelli locali. Sentiamo Rosa Di Gioia, Ancife del Sanità per l'Osservatorio regionale. [00:09:49] Speaker E: Diciamo se da un lato appunto si può pensare che gli aumenti delle violenze soprattutto sessuali ai danni di giovani donne forse possono suggerire a qualcuno un aumento effettivo dei casi, ma da un altro punto di vista questo può significare proprio un aumento di consapevolezza, un aumento di informazione, un aumento dei processi di sensibilizzazione che comunque sul territorio probabilmente stanno funzionando e sul fatto che c'è una maggiore capacità proprio di individuare anche i luoghi, i servizi a cui rivolgersi e una maggiore fiducia probabilmente negli stessi. nelle denunce o nel dire di aver subito una violenza sta nel passaggio successivo, nella vittimizzazione secondaria che purtroppo è un fenomeno molto diffuso proprio a causa della scarsa formazione. degli operatori dei diversi servizi, purtroppo nell'ambito giudiziario. Ancora troppo poco si lavora sugli uomini, cioè sono ancora molto pochi gli uomini che intraprendono un percorso. Se pensiamo ai dati che parlano chiaro su questo, se confrontiamo 3.232 donne che hanno effettuato un accesso ai cab toscani nel 2022 contro i 280 che nel. [00:11:12] Speaker B: 2022 uomini sono. [00:11:17] Speaker E: In percorso di trattamento, forse questo già suggerisce qualche indicazione, bisogna molto lavorare ancora su questo aspetto. [00:11:40] Speaker B: Dati molto allarmanti anche da Sandra Salvadori dello sportello donna della CGL di Firenze. [00:11:48] Speaker F: Allora abbiamo numeri, un numero che cresce rispetto agli anni precedenti, non considerando gli anni del Covid insomma. e come dicevamo stamattina in piazza, anche davanti agli studenti, è un fenomeno che colpisce e che interessa tutte le donne, tutte le età, tutte le fasce, qualsiasi tipo di condizione, dalla disoccupata, alla cassiera, alla libera professionista, alla studentessa. Allora, di donne e anche uomini abbiamo avuto due casi in questo anno che si sono rivolti direttamente allo sportello, comprese le telefonate e gli aiuti, insomma, senza prenotazione arriviamo a 50 persone, ai primi di novembre, insomma, la settimana scorsa. [00:12:47] Speaker B: E che casistica c'è su queste 50 persone? [00:12:51] Speaker F: Allora, i casi di violenza più esplasanti non arrivano da noi, vanno direttamente ai carabinieri o da Artemisia, come si può ben capire. Però abbiamo avuto tre casi in cui le donne le abbiamo accompagnate noi per la denuncia. Siamo supportate da un avvocato penalista, un avvocato civilista e poi per quanto riguarda le materie del lavoro l'ufficio Vertensi della Camera del Lavoro di Firenze. Molti casi di vessazione e di discriminazione senza arrivare al mobbing sui luoghi di lavoro. con contratti di lavoro precari oppure di lavoro fovero. Sono lavori prevalentemente con il turno di sera, nella ristorazione, nei bar e interessano sia donne con famiglia, con bambini che magari studentesse che hanno bisogno di lavorare il turno di sera, il sabato e la domenica perché sono libere dall'impegno universitario. [00:14:01] Speaker B: E chiudiamo con la voce di Isabella Bruni ancora non una di meno proprio per tornare a dare voce alle ragazze che si stanno facendo sentire in maniera molto forte per questa giornata che non passerà inosservata quando poi si arriva alle. [00:14:19] Speaker D: Dinamiche relazionali lì rimane il retaggio profondo e quindi dinamiche di potere, dinamiche di possesso, il mito dell'amore romantico che ci porta ancora magari ad accettare e a mettere in campo questo tipo di dinamica rimane perché lì c'è da fare un lavoro molto più approfondito che riguarda appunto la gestione delle relazioni e anche l'educazione sessuale che non si fa e che quindi è delegata diciamo a quelle che possono essere anche i canali online, la pornografia con cui spesso i ragazzi vedono da lì, imparano da lì, si fanno da lì un immaginario di quello che deve essere la loro sessualità quindi il lavoro da fare secondo me è tanto anche se la percezione è di partire un passetino avanti in realtà noi abbiamo visto anche casi di violenza e di femminicidio fatti da adolescenti quindi non credo che su questo siamo già sistemati. [00:15:20] Speaker A: Che cosa è successo? Storie e voci per capire.

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